C'è del metodo in questa follia. Cerchiamo di non sbagliarci: il ritorno di Silvio Berlusconi ha, sì, dei tratti di follia (perché scarica i rischi e gli eventuali costi della turbolenza politica sul Paese e sugli italiani) ma è stato deciso e organizzato con la massima razionalità. E il suo primo obiettivo non è tanto riportare il Cavaliere al centro della scena ma piuttosto fermare (a tutti i costi, appunto) l'azione del Governo Monti prima che anche i cittadini si accorgano che, dopo tanto e diseguale soffrire, la cura sta sortendo i primi effetti positivi.
Il primo indicatore significativo è quello dello spread, cioè la differenza tra gli interessi pagati agli investitori dai buoni del Tesoro tedeschi e da quelli italiani. Poche ore prima che Berlusconi desse lo sfratto a Monti, lo spread era sceso a 287, la metà esatta di ciò che era quando Berlusconi, tredici mesi fa, lasciò la poltrona di Primo ministro. Miliardi di euro risparmiati dallo Stato, condizioni migliori per i nostri imprenditori in cerca di finanziamenti. E poi i primi provvedimenti a favore delle famiglie, la messa in sicurezza dei conti dello Stato e così via.
Il bilancio del Governo Monti non è tutto rose e fiori, anzi. Ma il punto non è questo. Le sue terapie economiche sono state lo specchio fedele, e solo in parte "italianizzato", delle terapie che l'Unione Europea ha proposto a tutti i Paesi in profonda crisi economica. E a dispetto delle critiche più o meno giustificate e dei tanti difetti, la cura sta funzionando.
Dell'Italia si è detto, e bisognerebbe comunque aggiungere che, mentre pensava ai conti, Monti ha trovato il tempo di varare riforme (del lavoro, delle pensioni, della Giustizia) parziali ma lungamente attese. La Grecia, proprio in queste ore, è riuscita a "riacquistare" una fetta importante (30 miliardi di euro) del proprio debito, mostrando così di aver recuperato un minimo di solidità finanziaria e di credibilità sui mercati. In Spagna la coalizione di governo, dopo le enormi manifestazioni di piazza e le tensioni sociali, sta recuperando consensi a ogni tornata elettorale, mentre le riforme a suon di sacrifici si impongono, anche presso quell'opinione pubblica, come l'unica soluzione possibile.
Così, ancora una volta, e a dispetto delle vagonate di retorica, l'Europa si rivela a volte matrigna ma resta l'unico porto affidabile per la gran parte dei Paesi europei, Italia compresa, ormai troppo "leggeri" per affrontare da soli le tempeste economiche globali. E' questo che il berlusconismo non può tollerare, perché Europa vuol dire anche regole, gioco di squadra con gli alleati, rispetto dei patti e dei trattati, adeguamento a criteri dolorosi ma virtuosi. Per questo la critica a Monti e quella all'Europa sono tutt'uno, come infatti succede presso i gruppi e gruppuscoli dell'antipolitica, in Italia e altrove.