Abbiamo dato fiducia al Governo Monti. Ci hanno detto, e con autorevolezza, che eravamo sull’orlo del precipizio. Ci hanno detto che senza le manovre che abbiamo subito non ci saremmo potuti salvare e, quando si è gridato a gran voce che a pagare erano le fasce più deboli e più indifese della popolazione, ci hanno detto di pazientare perché la fase 2, quella della crescita, avrebbe colpito anche gli sprechi e le inique spese politiche.
Ci hanno detto che lo avrebbero fatto dopo, perché questi ultimi interventi richiedevano tempi più lunghi. Ci abbiamo creduto. Gli effetti collaterali della cura amara della fase 1 sono già visibili. Le famiglie sono state costrettea limitare le spese, purtroppo spesso anche quelle necessarie (mediche, alimentari, di assistenza ad anziani e disabili). Neanche il “mattone”, da sempre bene rifugio degli italiani, ha potuto resistere. Il valore delle case sta crollando e questo, per tutti coloro che si sono gravati di mutui o per i qualila seconda casa costituiva l’integrazione delle loro magre pensioni, è cosa grave.
Molte case, specie nelle grandi città, cominciano a essere sfitte poiché i pensionati preferiscono tornare nei paesi di origine dove la vita costa un po’ meno. Così pure chi lavora in città comincia a preferire lunghi percorsi giornalieri, magari con i mezzi pubblici visto il caro benzina, e vivere in centri periferici dove la vita costa meno, è meno affannosa, e i fitti sono un po’ meno cari.
Ora però dobbiamo crescere. Non abbiamo più alternative, per farlo servono soldi e non possiamo ancora spremere le fasce sociali già vessate. Possiamo, e dobbiamo, reperire i fondi soltanto con il taglio della spesa politica, eliminando gli sprechi e facendo pagare le tasse a chi sistematicamente evade.
Scusate se insisto, ma nei giornali, talk show, dibattiti si continua a parlare solo di stipendi dei parlamentari, di lingotti e diamanti, di spese elettorali e di mantenimento dei partiti. Ahimè, purtroppo si tratta di ben altro e di ben di più! Il taglio o l’eliminazione e il controllo delle incongrue spese per stipendi, benefit e finti rimborsi elettorali dovrebbe essere fatto ovvio, tanto che sarebbe inutile parlarne.
Cosa diversa sono le spese politiche che io definirei di “sistema” e che sono strettamente connesse ai tentacoli dell’abnorme macchina politica e burocratica che i Partiti negli anni hanno voluto creare. Mentre i Partiti si accapigliano e gareggiano a chi potrà stupire di più gli ignari elettori, facendo “proclami” e impegnandosi in operazioni di “beauty contest”, proponendo di cambiaretutto (tranne le facce naturalmente) e discutendo di tutto, il Governo dovrebbe procedere con urgenza a varare la cosiddetta “fase 2”, quella del rilancio economico, che i cittadini, fiduciosi, attendono.
Siamo in ritardo, è necessario a questo punto procedere con decreti “a corsia preferenziale”. Tutti si dichiarano d’accordo al taglio delle spese inutili, non dovrebbero essere necessari quindi lunghi tempi di concertazione, anche se mi meraviglia che illustri Commissioni non siano riuscite a pervenire neppure alla definizione delle retribuzioni medie europee per politici e manager di ogni livello!
E’ indispensabile:
- fare un elenco di tutti gli Enti a partecipazione pubblica, centrali e periferici, ce ne sono centinaia se non migliaia;
- eliminare quelli divenuti ormai inutili e accorpare quelli che hanno competenze sovrapposte;
- se ritenuto conveniente, metterli sul mercato.
- dovrebbe essere chiaro che le commistioni tra pubblico e privato nelle società (problematica tutta italiana!) sono da eliminare con ogni possibile chiarezza, perché è in queste frammistioni che si alimenta il torbido;
- definire finalmente le cosiddette “norme anticorruzione” e far si che colpiscano duramente chi fa merceologia della cosa pubblica rubando i soldi ai cittadini;
- stabilire e attuare, concretamente, le retribuzioni massime per politici e manager a qualsiasi livello, possibilmente anche quelli bancari, controllando i doppi, tripli e i multipli incarichi e considerando la retribuzione omnicomprensiva;
- definire un sistema fiscale in grado di combattere l’evasione in maniera “strutturata” e preventiva poiché i controlli successivi, anche se incrementati come è stato fatto in questo ultimo periodo, sono utili ma non determinanti. Il falso in bilancio, oltre una stabilita soglia di evasione, deve essere penalmente perseguito e tutti, sottolineo tutti, Partiti, Sindacati, Fondazioni, Enti di ogni tipo, ecc., devono sottoporre i propri bilanci alla Corte dei Conti;
- dismettere (non svendere) i beni degli Organi Centrali e Periferici. Per non deprimere ancoradi più il mercato immobiliare i bandi di gara per le dismissioni dovrebbero essere cadenzati opportunamente nel tempo ma non all’infinito;
- rivisitare la normativa relativa ad esenzioni di tasse o contributi vari, ciò allo scopo di eliminare, o quantomeno ridurre, le disuguaglianze esistenti e far si che chi ha diritto e bisogno veramente possa essere maggiormente garantito;
- rilanciare le opere pubbliche, cominciando da tutte quelle per le quali i fondi sono già disponibili e che sono bloccate dalla burocrazia o dalla incapacità dei nostri amministratori di assumere decisioni al riguardo. Ce ne sono molte che, tra l’altro, rischiano una lievitazione dei costi anche per gli inevitabili contenziosi con le ditte che rimangono bloccate nell’attesa che le “carte” vengano firmate.
Si dovrebbe procedere in tutti i settori della vita pubblica alla concreta semplificazione delle norme e delle procedure burocratiche, queste più di ogni altro fattore, scoraggiano le imprese, soprattutto quelle straniere, a investire nel nostro Paese. Se ne parla da decenni, avevamo creato anche un Ministero ad hoc, ma mi sembra che ben poco nel tempo sia cambiato. La burocrazia resta padrona dello Stato e rende difficile o impossibile la nostra vita.
La politica, così come è adesso, tutto questo non lo farà mai e i cittadini lo sanno, per questo ormai con chiarezza manifestano di non credere più nei Partiti. Credono nel Governo, ma per quanto ancora?