Numerose le critiche e le perplessità suscitate dalla proposta della consigliera comunale veneziana Camilla Seibizzi di abolire dai moduli per l’iscrizione a scuola i termini di “padre” e “madre” per sostituirli con “genitore 1” e “genitore 2”.
Tra queste c’è anche quella del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia che è intervenuto nel dibattito per sottolineare l’importanza della famiglia nella nostra società: «È fondamentale», ha spiegato l’arcivescovo, «non porre discriminazioni e che ci sia rispetto per tutte le persone. Ma il fatto che ciascuno di noi abbia un papà e una mamma è un dato che precede qualsiasi scelta politica e culturale. E, al tempo stesso, in questo momento di difficoltà, è importante ritrovarsi attorno ad elementi di coesione sociale, tra i quali centrale è la famiglia».
Da un lato, quindi, il Patriarca ha ribadito la necessità di «non discriminare chi ha una cultura diversa dalla nostra e chi ha situazioni esistenziali diverse dalle nostre». Dall’altro, ha però auspicato «che la famiglia sia l’elemento di forza su cui la nostra società può cambiare, ristrutturarsi e crescere. Essa, perciò, deve essere un cardine amato da tutti, in relazione al quale c’è un dato di fondo: che ognuno di noi ha un suo papà e una sua mamma. Siamo quindi legati a questo dato che precede qualsiasi scelta politica e culturale e che credo sia uno degli elementi su cui costruire la coesione necessaria perché la nostra società vada avanti, senza battaglie ideologiche e senza recriminazioni».
Critico con il ministro anche Giuseppe Butturini, presidente dell’Associazione nazionale famiglie numerose, che bolla come «assurda» la proposta della consigliera comunale di Venezia e l’uscita della Kyenge: «Le dichiarazioni del Ministro ci sorprendono», spiega, «mi auguro che il primo cittadino Giorgio Orsoni intervenga a riportare un po’ di ragionevolezza. Se così non fosse già diverse famiglie sono pronte a recarsi agli uffici comunali per chiedere il diritto di qualificarsi come padre e mamma nel modulo di iscrizione. Impugnando al Tar l’eventuale diniego chiedendone la sospensiva e sollevando anche l’eccezione di illegittimità costituzionale per contrasto con gli articoli 3, 29, 30, 31 e 37 della Costituzione».