Dj Fabo
“Rendere vivibile e dignitosa la vita umana, in ogni fase, è la sfida di cui dobbiamo farci carico”; “mai strumentalizzare il dolore e la disperazione di queste persone e dei loro familiari”. Il patriarca di Venezia, monsignor Francesco Moraglia, interviene sul dibattito scatenato dal suicidio assistito a cui ha fatto ricorso Fabiano Antoniani, dj Fabo, alcuni giorni fa nella clinica "Dignitas", di Zurigo. Nello stesso modo e nello stesso centro è morto, solo 24 dopo, anche il sessantaquattrenne veneziano Gianni Trez, malato terminale di tumore.
“Di fronte a chi ritiene di non aver più futuro e si dibatte in gravissime sofferenze fisiche, psicologiche e spirituali c’è innanzitutto il senso di un profondo rispetto, di una grande vicinanza e solidarietà”. Così inizia l’intervento del vescovo.
“Questi drammi e sofferenze interpellano l’uomo in quanto tale, sia esso credente sia non credente. Chi segue e accompagna questi malati e i loro familiari constata come vi possano essere risposte fra loro differenti se non, addirittura, opposte”. Da qui l’impegno a cui la società non dovrebbe sottrarsi: “Rendere vivibile e dignitosa la vita umana anche in questi frangenti e nelle fasi di maggiore sofferenza: è questa la grande sfida di fronte alla quale tutti siamo doverosamente e appassionatamente impegnati e a cui sono chiamate a rispondere una scienza medica e una società che pongano l’uomo e la sua vita al centro di tutto, senza mai darsi per vinte”.
E ancora, a ribadire l’imperativo categorico di considerare in primis la dignità umana: “Sì, ritengo sia questa la sfida di cui deve farsi carico una collettività che si vuole prender cura dell’uomo, mai considerato - come sempre più spesso dice Papa Francesco - prodotto di scarto”.
Quindi il presule conclude: “I limiti che accompagnano l’uomo e che l’uomo sperimenta costantemente lungo la sua esistenza - al di la dei diversi convincimenti culturali - portano a considerare l’esistenza di soglie, demarcazioni e delimitazioni che dicono qualcosa di significativo per l’uomo e il suo agire; ebbene, la vita è la più rilevante di queste soglie che identificano l’uomo.
In alcun modo, poi, possiamo strumentalizzare il dolore e la disperazione di queste persone e dei loro familiari”.