Una omelia breve, tutta centrata sul non sparlare degli altri, quella che papa Francesco pronuncia nel pomeriggio durante la messa celebrata nella Parrocchia romana di San Crispino da Viterbo, nel quartiere del Labaro. Accolto dal cardinale Angelo De Donatis, vicario generale della diocesi di Roma; da monsignor Guerino Di Tora, vescovo ausiliare per il settore nord, dal parroco don Luciano Cacciamani, da vice parroco don Andrea Lamonaca e dagli altri sacerdoti che prestano servizio nella comunità, Francesco ha incontrato innanzitutto i bambini che frequentano il catechismo in preparazione della comunione e della cresima, i ragazzi dei gruppi di post-cresima e dell’oratorio. Dopo il dialogo con i ragazzi, il colloquio con i genitori dei bambini che stanno per ricevere il battesimo e poi, in una stanza del piano terra, l’abbraccio con un gruppo di persone senza dimora e indigenti, assistiti dalla Caritas parrocchiale e dalla Comunità di Sant’Egidio, e con i malati e i disabili. Dopo aver confessato alcuni fedeli Bergoglio si è diretto in chiesa per celebrare la messa e ricordare che, «nel Vangelo, Gesù spiega alla gente la saggezza cristiana con le parabole».
Il Papa si sofferma in particolare sulle righe di Luca che ricordano che non si può guardare la pagliuzza negli occhi del fratello quando si ha una trave nel proprio. Gesù chiama queste persone ipocriti e dice loro: «Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio degli altri». Con questo «il Signore vuole insegnarci a non andare criticando gli altri, non andare guardando i difetti altrui, guarda prima i tuoi i tuoi difetti». E a chi pensa di non averne, il Papa dice: «Complimenti, è sicuro che se non ti accorgi di averli qui li troverai in Purgatorio. È meglio accorgersene adesso». Anche se siamo abituati, quasi da una inerzia, a «guardare i difetti altrui, siamo specialisti in questo e ne sparliamo perché sparlare degli altri sembra dolce, ci piace, in questa parrocchia forse non succede, da altre parti è molto comune…».
Il Papa insiste sull’ipocrisia, difetto che Gesù vede nei farisei e nei dottori della legge «che dicevano una cosa e ne facevano un’altra. Ipocrita vuol dire avere un doppio pensiero, un doppio modo di farsi vedere. Si fanno vedere come gente buona, perfetta e da sotto condannato per questo Gesù fugge da questa ipocrisia e ci consiglia: “è meglio che guardi i tuoi difetti e lascia vivere in pace gli altri”».
Anche perché «il chiacchiericcio non finisce nel chiacchiericcio, va oltre, semina discordia, semina inimicizia, semina il male». Il Papa chiede attenzione quando dice, coe già aveva fatto nell’Angelus di mezzogiorno, «non esagero: con la lingua cominciano le guerre. Tu, sparlando degli altri, incominci una guerra, un passo verso la guerra, una distruzione perché è lo stesso distruggere l’altro con la lingua o con la bomba atomica, è lo stesso perché tu distruggi e questo non lo dico io ma lo dice l’apostolo Giacomo. La lingua è potentissima è capace di distruggere». Sparlando «cominciano tante guerre, guerre domestiche, nel quartiere, nel posto di lavoro, nella scuola, nella parrocchia». Per questo Gesù mette in guardia e dice: «Prima di sparlare degli altri prendi uno specchio e guarda te stesso, guarda i tuoi difetti, vergognati di averne».
Non solo, il Papa chiede di avere il coraggio, se proprio di pensa che gli altri abbiano difetti, di dirli in faccia, «non alla schiena. Non dirlo nel chiacchiericcio perché il chiacchiericcio non risolve niente anzi fa peggiorare le cose e ti porta alla guerra». E invita i fedeli, nel tempo di Quaresima, a pensare a come ci comportiamo con gli altri a «come è il mio cuore davanti alla gente: sono un ipocrita che faccio il sorriso e poi da dietro distruggo con la mia lingua? E se alla fine della Quaresima saremo capaci di correggere un po’ questo e non andando sempre a sparlare vi assicuro che la Risurrezione di Gesù si vedrebbe più bella, più grande tra noi».
E se non ce la facciamo a non parlare perché questa è una «abitudine che il diavolo mette in noi», il Papa indica due medicine. La prima è la preghiera: «Se ti viene di criticare un altro prega per lui, prega per lei e chiedi al Signore di risolvere quel problema». E la seconda medicina, che strappa gli applausi ai fedeli, è quella di mordersi la lingua, «ma forte», dice il Papa, «perché si gonfierà la lingua e non potrai parlare, una medicina pratica». E dunque, ricapitola alla fine, per liberarci da «questa abitudine brutta che è l’inizio di tante disunione, tante inimicizie» bisogna pensare e pregare «il Signore perché ci dia la grazia di non sparlare degli altri. E tutti i giorni portate la dentiera perché sia pronta a fare l’altra medicina».