Una fotocomposizione del numero di FC con l'intervista (
Vectorium). In alto, foto Ansa.
Dopo cinque anni di assenza dalle scene musicali, Raffaella Carrà è tornata con un nuovo album, Ogni volta che è Natale, dieci brani natalizi riarrangiati e interpretati con la sua verve. «All’inizio non avevo nessuna intenzione di registrare questo album, ma poi la Sony ha insistito e hanno sottoposto alla mia attenzione ben 60 brani. Così ho finito per cambiare idea e ho voluto che nella raccolta di successi fosse inserito anche un inedito, Chi l’ha detto, scritto da Daniele Magri e di cui è presente la versione in italiano e quella in spagnolo. Ci siamo divertiti a fare degli arrangiamenti originali di canzoni famosissime. Happy Christmas per esempio è diventata un valzer. White Christmas è uno swing alla Frank Sinatra. La Marimorena è un brano popolare spagnolo, perfetta da ballare, a cui ho dato la mia impronta personale ed è suonata da veri gitani. Halleluja non è un pezzo natalizio, ma la volevo assolutamente cantare con due giovanissime soprano dalla voce straordinaria, Erica Realino e Vittoriana De Amicis, accompagnate da una grande orchestra... Feliz Navidad è l’unica spina nel cuore, perché avrei tanto voluto farne una versione reggaeton. Buon Natale è una mia canzone, con delle parole molto belle che ho cantato tanti anni fa e che è ancora molto apprezzata sul Web».
Inevitabile chiedere a Raffaella com’è il Natale a casa Carrà. «Se sono a Roma mangio sempre gli spaghetti col tonno, una ricetta che mi ha insegnato Marcello Mastroianni, diceva che porta fortuna. Da bambina a Bologna erano belli i Natali in famiglia, e anche se i miei genitori erano separati, c’erano tanti parenti con me. E da noi c’era la tradizione che fosse la Befana a portare i regali. I miei Natali mi piace trascorrerli quando posso con i miei nipoti, qui in Italia o in qualche viaggio all’estero, e preparare per loro tanti pacchettini. È più bello fare i regali che riceverli. Se posso scegliere preferisco ricevere regali utili, odio i soprammobili».
Per questo Natale, Raffaella vuole fare al suo pubblico un augurio speciale: «Vorrei che si buttasse nel cestino la parola litigare, che poi genera violenza, e a pagarne le conseguenze spesso sono le donne. E alle donne voglio mandare questo messaggio: di avere un rifiuto totale dell’ultimo appuntamento, che è quello più pericoloso, e che in troppi casi si rivela fatale».
Quando le chiediamo se per lei il Natale ha una valenza religiosa, ci risponde: «Ho un grande senso della spiritualità, che va oltre questa festività, anche se raramente vado in chiesa. Prego molto, anche per le persone che non conosco».
Questo disco arriva dopo una lunghissima carriera fatta di cinema, sceneggiati tv, programmi, concerti in tutto il mondo. Come tutti ha i suoi ricordi speciali: per esempio, quando ha partecipato alla radio ad Alto gradimento con Boncompagni a cui è stata a lungo legata. Dei suoi brani più famosi ricorda Fiesta: «Quanto mi sono divertita a cantarla e scatenarmi ballandola. E poi Rumore, che non ha tempo, fa parte di quei pezzi magici che non passano mai».
Ricorda ancora quando dovette venire a Milano per girare Fantastico 3. «Io bolognese trapiantata a Roma, il primo giorno ero così in crisi che ho pianto. Poi Tony De Vita, il direttore d’orchestra, che era milanese, ci ha fatto da guida e mi sono ambientata. Il programma è stato un successo, merito anche del mio amato Corrado. All’inizio non voleva farlo e fu sua madre a convincerlo a lavorare con me».
Per la promozione di questo disco è tornata in Tv, da cui mancava dal 2016, quando era impegnata come coach nel talent The Voice. «Sono stata da Carlo Conti, dove ho cantato accompagnata dal Coro dell’Antoniano, e poi da Fabio Fazio, che posso dire di aver tenuto a battesimo io. Era giovanissimo quando si esibiva nelle imitazioni a Pronto Raffaella». Manca invece da parecchio dai concerti: «Io non sono una cantante pura, sono una show-woman, i miei concerti erano un’esplosione di energia, ora ho una certa età, non mi sento più di fare esibizioni dal vivo».
Raffaella Carrà ha rappresentato una rivoluzione nella musica e nel costume: «In realtà mi sono sempre presentata per quello che sono, ma forse ho dato una spinta alle donne per essere libere e so che il pubblico femminile mi segue con particolare attenzione, perché sente che sono dalla sua parte».
In effetti Raffaella è stata amata da un pubblico molto vasto, che va dai bambini alle nonne: «Credo che l’ironia sia la chiave di tutto. Non te la devi tirare». Il suo lungo sodalizio con la Spagna le è fruttato di recente l’onorificenza di Dama al Orden del Mérito Civil. Non era la prima volta che riceveva un premio dalla Spagna. «Ricordo quando andai a casa del re Juan Carlos a ricevere un riconoscimento. Stavo salendo le scale della residenza, quando incontrai Andreotti, che fu molto sorpreso di vedermi in quelle circostanze e mi chiese a bruciapelo: “Che cosa ci fa lei qui?”». L’Italia invece è stata più avara di riconoscimenti: «Forse per le istituzioni sono un milite ignoto. Ma per me il premio più importante è che il pubblico mi voglia bene».
(Pubblicato in origine su Famiglia Cristiana 50 del 2018)