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martedì 28 novembre 2023
 
L'ANALISI
 

Morti, violenze e minacce: Messico, la Chiesa al tempo dei narcos

23/07/2022  Angosciato dal dover celebrare troppi funerali qualche vescovo ipotizza un "dialogo" con i vertici criminali nel tentativo di non far scorrere più il sangue. L'idea è osteggiata da credenti laici, preti e pastori che non vogliono riconoscere un ruolo a chi vive di prepotenza e illegalità. Dal 7 luglio c'è un nuovo nunzio, il maltese monsignor Joseph Spiteri. E luglio è il mese che la Chiesa messicana dedica ai sacerdoti sequestrati e assassinati, ricordandoli in modo particolare durante le Messe.

Sopra, il 21 giugno si prega a Città del Messico per Javier Campos e Joaquin Mora, due sacerdoti assassinati dalla ciminalità. In alto: monsignor José Guadalupe Torres Campos, vescovo di Ciudad Juárez, il 21 luglio prega insieme con la mamma e altri parenti di  Brayan Alanis Moreno,una delle ultime vittime giovani della violenza che soffoca il Messico. Tutte le foto di questo servizio sono dell'agenzia Reuters.
Sopra, il 21 giugno si prega a Città del Messico per Javier Campos e Joaquin Mora, due sacerdoti assassinati dalla ciminalità. In alto: monsignor José Guadalupe Torres Campos, vescovo di Ciudad Juárez, il 21 luglio prega insieme con la mamma e altri parenti di Brayan Alanis Moreno,una delle ultime vittime giovani della violenza che soffoca il Messico. Tutte le foto di questo servizio sono dell'agenzia Reuters.

Mentre il 7 giugno viaggiava in autostrada in una delle lunghe traversate per visitare le comunità nello stato di Jalisco, il vescovo di Autlán de Navarro, Rafael Sandoval Sandoval, 75 anni, ha rischiato di diventare l’ennesima vittima di una guerra non dichiarata. Da decenni il Messico si trova in balia dei narcos. Siamo nella regione dell'Altos Norte, terra dal verde intenso e grandi allevamenti di bestiame. Possenti altopiani sui 2mila metri sono la cerniera centrale del Paese e crocevia della droga che oltra a servire il Paese, corre verso la frontiera nord con gli Usa. Monsignor Sandoval è stato fermato in autostrada da un gruppo criminale.  Aggredito da individui armati di pistole, è stato rapinato e abbandonato in una piazzola, in un luogo isolato. I rapinatori gli hanno rubato l’auto e lo hanno lasciato in mezzo al nulla. Si tratta del terzo vescovo attaccato dalla criminalità in pochi mesi. A giugno il cardinale José Francisco Robles, ex presidente della conferenza episcopale messicana e pastore di Guadalajara, una della più grandi città del Paese, era stato aggredito sulla strada che collega Guadalajara e Zacatecas durante la visita pastorale. Uno degli uomini del gruppo di uomini che lo ha fermato era vestito da poliziotto. Sono percorsi lunghi, controllati dal crimine organizzato che ferma le auto con il rischio dello spargimento di sangue se ci si oppone. Tutti sono possibili vittime, ma solo in Messico si conta un numero così alto di sacerdoti sequestrati o uccisi.

Il cardinal Robles, dopo questi episodi ha dichiarato a Milenio TV che partiranno dei protocolli di sicurezza per i sacerdoti, ma come faranno ad assistere i fedeli nei villaggi o nelle comunità seminate tra altopiani e deserti? Non è più possibile muoversi con sicurezza in uno dei più grandi Paesi del continente, con il più alto numero di cattolici e con un tasso record di pericolo. Non andare in luoghi isolati, non viaggiare da soli e mai di notte. Questi, tra gli altri, i punti che la chiesa messicana osserverà per limitare i percoli. Non sono i soli a essere preda di bande di ladri e sequestratori, ma il numero delle vittime religiose in Messico aumenta.

Il vescovo Noriega Barceló, altra vittima dei posti di blocco criminale a Jalisco, lamenta che si è sempre più indifesi. "Prendiamo le precauzioni di tutti. Non c'è una protezione speciale", chiarisce nelle interviste rilasciate ai media messicani. Amministrare cresime, prime comunioni o celebrare la messa domenicale, inizia a essere problematico se bisogna spostarsi in auto.

L’area di Jalisco, epicentro di sanguinari scontri dei cartelli dei narcos per richiedere il pizzo, vendere droga o regolare gli appalti, è sempre più calda. Mentre la risposta politica alla violenza del presidente messicano Lopez Obrador si concentra nel dare abbracci e non proiettili (abrazos y no balazos), rapimenti e decapitazioni, crescono.

Dopo un fine settimana in cui si è registrata un'altra strage a Fresnillo con più di 15 omicidi nei primi giorni di luglio, il vescovo Barceló ha sottolineato che la strategia degli abbracci ha aumentato l'impunità. “Vorrei che la violenza cessasse con auguri e abbracci, ma non è così", ha ammesso laconico.

La diocesi di Zacatecas si estende nei territori in conflitto dei cartelli di Sinaloa e Jalisco Nueva Generacion, alcune delle città più violente del Messico in cui i religiosi sono stati vittime di estorsioni e minacce. Per Sigifredo Noriega, vescovo di Zacatecas, è necessario costruire ponti di comunicazione con i leader della criminalità per dare vita a un "patto sociale" che possa ridurre l'ondata di omicidi. Ai territori in pericolo come Matamoros, Tamaulipas, Apatzingán, Michoacán e Chilpancingo-Chilapa, Guerrero, potrebbero aggiungersene altri. Per il vescovo di Zacatecas, terra famosa per le gesta di Pancho Villa, eroe rivoluzionario dei campesinos messicani, “un patto sociale contro la violenza non è una misura facile, perché in ogni stato ci sono almeno due cartelli che combattono per le piazze di spaccio”, ha sottolineato il pastore.

Non è la prima volta che un vescovo chiede un incontro con la criminalità organizzata. Nel febbraio 2018, dopo gli omicidi di padre Germaín Muñoz García e Iván Añorve Jaimes, il vescovo della diocesi di Chilpancingo-Chilapa, Salvador Rangel Mendoza, stanco dell’ennesimo rito funebre, aveva chiesto un "dialogo" con i leader dei narcos, per evitare ulteriori violenze. La proposta non è stata accettata da tutto l’episcopato in quanto significherebbe legittimare la posizione dei narcos.

In Messico i sacerdoti subiscono minacce ed estorsioni. Per celebrare le feste devono chiedere l’autorizzazione alle bande criminali e pagare almeno il 50 per cento delle entrate. Ma non è tutto, oltre alla violenza in crescita, sono arrivate anche le accuse del presidente Andrés Manuel López Obrador, alfiere della nuova politica messicana che sostituisce gli storici partiti del PRI e del PAN. Obrador denuncia che solo ora la Chiesa esterna la presenza del crimine avendolo taciuto quando al governo c’erano gli antagonisti di Morena, il partito creato da lui.

Monsignor Ramón Castro Castro, segretario della Conferenza dell'episcopato messicano (CEM), uomo che non si tira ma indietro, ha risposto al presidente Obrador che aveva definito "ipocrita" la Chiesa cattolica in Messico per i silenzi del passato e l'aveva esortata a compiere la sua missione. “Cosa che i vescovi già fanno”, ha risposto Castro, ricordando i 27 preti ammazzati, compresi i 2 gesuiti a Chihuahua. Il vescovo sta raccogliendo in un dossier gli appelli e le dichiarazioni stilati per la pace negli anni senza guardare al colore politico dei governanti.

“I vescovi hanno sempre alzato la voce. Non siamo ipocriti. In 10 anni ben 27 preti sono uccisi – ha risposto il segretario della CEM-. C’è paura? Dipende dalla diocesi, c’è chi ha terrore, ci sono situazioni di sofferenza”, afferma Castro. La strategia deve cambiare, i delitti e impunità sono cresciuti.

La situazione insopportabile, richiede a tutti frutti di pace. Un richiamo affinché lo stato riveda la strategia messa in atto che, dichiarano i vescovi, è fallimentare e l’impunità è parte del problema. Una chiamata alle università ai mezzi di comunicazione, ai politici e ai cittadini. In 43 mesi di governo di Obrador, il messianico presidente che dichiarava di cambiare il Paese in un anno, il Messico ha registrato 121mila omicidi. Il crimine domina molti territori.

Luglio è il mese che la Chiesa in Messico dedica ai sacerdoti sequestrati e assassinati, spiega padre Jorge Atilano, gesuita. ​ Porteranno nelle celebrazioni le foto dei sacerdoti ammazzati e si pregherà per la conversione dei persecutori.

La nomina il 7 luglio del maltese Joseph Spiteri da parte di Papa Francesco come nuovo nunzio in Messico, arriva due settimane dopo che padre Javier Campos e padre Joaquín Mora sono stati uccisi a Chihuahua. Monsignor Spiteri, 63 anni, era rappresentante della Santa Sede in Libano, ora inizia una missione nuova che richiederà coraggio e dialogo con tutti in un Paese vittima della violenza.

 

 
 
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