E' morto a soli 48 anni Ezio Bosso, direttore d'orchestra, compositore e pianista. Negli anni novanta partecipa a numerosi concerti sulla scena internazionale, nei quali si è esibito sia come solista sia come direttore o in formazioni da camera. Era un artista planetario. Ha tenuto corsi in Giappone e a Parigi, partecipando alla vita musicale della scena contemporanea di quegli anni con Gérard Caussé, Pierre Yves Artaud, Laura Chislett. Ha diretto, tra le altre orchestre la London Symphony, la London Strings, l'Orchestra del Teatro Regio di Torino, la Filarmonica '900, l'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, l'Orchestra del Teatro San Carlo di Napoli e tante altre.
Rimarrà uno dei più celebri compositori del nuovo millennio: la sua musica è stat commissionata o utilizzata da importanti istituzioni operistiche dal Wiener Staatsoper alla Royal Opera House. Bosso si è occupato anche di musica da film, lavorando con Gabriele Salvatores per cui ha composto le colonne sonore di Io non ho paura (nomination al David di Donatello), Quo vadis, baby? e del recente Il ragazzo invisibile (nomination al david di Donatello).
Tra i suoi ultimi eventi in pubblico la serata evento di Che storia è la musica, sulla QWuinta e la Settima di Beethoven, che ha ottenuto un'audience di un milione di ascoltatori. "La musica ci cambia la vita e ci salva", ha detto in quell'occasione commentando il successo di quella trasmissione che aveva oltrepassato i confini dei melomani. "Le persone che vengono ospiti da me, entrano da personaggi e escono da persone. La bacchetta mi aiuta a mascherare il dolore e non è una cosa da poco".
Durante la sua esibizione al Festival di Sanremo del 2016, che lo fece conoscere al grande pubblico
Bosso nel 2011 fu operato per un tumore al cervello. Subito dopo gli fu diagnosticata una malattia autoimmune inzialmente identificata con la Sla.Le patologie non gli hanno inizialmente impedito di continuare a suonare, comporre e dirigere.Dal 1º ottobre 2017 al 14 giugno 2018 è stato direttore stabile residente del Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste. Successivamente, il peggioramento di una malattia neurodegenerativa, l'ha costretto nel settembre 2019 alla cessazione dell'attività di pianista, avendo compromesso l'uso delle mani. Colpiva la sua straordianria energia, il sorriso contagioso, l'amore smisurato la la musica. In un'intervista ci ha detto: «Per me non esistono storie brutte o belle, esistono storie: dolorose, gioiose, allegre, tristi… Ho imparato a vivere il problema come un’opportunità. A volte il buio ti pervade completamente, ti abitui al fatto che non c’è la luce. Di lì, però, si origina qualcosa d’altro: ogni esperienza che ci tocca come essere umani, dolorosa o meno, ci conduce a imparare qualcosa».