Da quasi sessant’anni prendeva per mano i giovani che volevano costruire una famiglia, li sosteneva nelle burrasche della vita e li aiutava a leggere il rapporto di coppia come riflesso dell’amore di Dio. Non solo, le sue lettere e le sue parole (molte delle quali diffuse dalla nostra testata, con cui ha assiduamente collaborato fino a poco tempo fa) sapevano orientare il cammino di fede, fugare dubbi, consolare e dare speranza. E’ morto padre Giordano Muraro, sacerdote, teologo e scrittore.
Nato nel marzo 1931, religioso domenicano, ordinato prete nel 1956, padre Muraro aveva compiuto i suoi studi filosofici e teologici a Torino e a Roma, diventando poi docente di teologia morale sia nel capoluogo subalpino sia alla Pontificia Università di San Tommaso d’Aquino (Angelicum) di Roma. Ma il suo non era un sapere distaccato e confinato ai libri. Al contrario, era una teologia che sapeva farsi concreta e “sporcarsi le mani”. Nel 1963, insieme con suor Germana Consolaro e frate Angelico Ferrua, il sacerdote divenne animatore del Punto Familia di Torino, nato con l’obiettivo di sostenere, in tutte le sue fasi, il delicato percorso della vita familiare, dal fidanzamento fino alla cura dei figli. Per quegli anni era una scelta coraggiosa, che respirava l’aria nuova del Concilio Vaticano II. Tuttora il Punto Familia è una realtà di riferimento per giovani coppie, genitori, figli e persone in ricerca. Attraverso un centro d’ascolto specializzato offre aiuto anche a situazioni di disagio e fragilità. Ogni anno accoglie circa 24.000 persone, molte delle quali arrivano grazie al passaparola e alla testimonianza personale di chi vi ha trovato beneficio.
Ma padre Muraro ha lasciato un segno anche per la sua intensa attività pastorale ed editoriale, che spaziava su tanti temi: vita di coppia, amore, famiglia, ma anche bioetica, obiezione di coscienza e, più in generale, argomenti di ambito morale. Nei suoi scritti, il rigore del pensiero filosofico (pur sempre chiaramente presente) cedeva spesso il passo a una lingua più semplice e diretta, capace di farsi comprendere da tutti. E’ il caso della commovente “Lettera di Dio agli sposi”, nella quale, con parole immediate ma profonde, il sacerdote parla del valore sacramentale del matrimonio.
Per molti anni, dicevamo, padre Muraro è stato collaboratore di Famiglia Cristiana (oltre che di riviste più specialistiche): con puntualità rispondeva alle lettere dei lettori, intessendo con loro un dialogo vivo e fecondo.
In tempi di forte crisi familiare e di modelli culturali spesso fragili e disorientanti, il religioso credeva nelle virtù della fedeltà e della castità, sempre più spesso messe in discussione e talvolta perfino ridicolizzate. Sapeva difenderle, con chiarezza e rigore, ma senza mai ridurle a bandiere, a sterili principi staccati dalla vita. Sapeva guardare alla persona nella sua interezza e unicità e svelare quei fili invisibili ma fortissimi che legano umano e divino. Sempre con una sguardo paterno, così presente anche nelle sue parole: «Se voi saprete amarvi come Dio vi ama, con una fedeltà che non viene mai meno, sarete una speranza per tutti, perché vedranno che l’amore è una cosa possibile!».