Umberto Eco. Foto Ansa.
Umberto Eco, morto il 19 febbraio all'età di 84 anni, aveva mosso i primi passi nell'Azione cattolica. Erano i tempi in cui, come ricordò lui stesso in una delle ultime interviste, Mario Rossi si dimetteva da presidente dei giovani di Ac «in contrasto con Luigi Gedda. Gedda era il presidente di tutta l’Azione Cattolica e pretendeva che il movimento si schierasse elettoralmente con la Dc, il Msi e i monarchici. Fu rottura. Arrivarono i provvedimenti disciplinari. L’Osservatore Romano ci definì comunisti. Mentre, in realtà, noi leggevamo Jacques Maritain ed Emmanuel Mounier».
Amava divertirsi e scrivere, apprendere e insegnare. Il nome della rosa, Il pendolo di Foucault, Apocalittici e integrati - per citare solo alcune delle sue opere - sono stati più di best seller. Hanno cambiato la cultura e difeso creatività e pensiero libero. Uomo di cultura, scrittore, semiologo, giornalista, laureatosi con una tesi su San Tommaso d'Aquino, con una curiosità intellettuale che lo ha spinto a indagare la realtà e i fenomeni di massa, criticava i social media che, diceva, «danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel».
Nato ad Alessandria il 5 gennaio 1932, aveva fondato, nel 1988, il Dipartimento della Comunicazione dell'Università di San Marino. Dal 2008 era professore emerito e presidente della Scuola Superiore di Studi Umanistici dell'Università di Bologna. Dal 12 novembre 2010 Umberto Eco era socio dell'Accademia dei Lincei, per la classe di Scienze Morali, Storiche e Filosofiche.
Si era fieramente opposto alla fusione tra Mondadori e Rizzoli e, proprio negli ultimi tempi, aveva fondato la Nave di Teseo una nuova casa editrice con Elisabetta Sgarbi. Con lui avevano abbandonato quella che Eco definiva "Mondazzoli", anche Sandro Veronesi, Hanif Kureishi, Tahar Ben Jelloun, tutti trasmigrati nella nuova avventura.
"L'uomo che sapeva tutto", come qualcuno lo ha definito, se n'è andato con discrezione, lasciando come eredità il timone della nuova Nave e il suo grande sapere. E forse anche un po' di sprone per quella generazione di cattolici che si è ripiegata su se stessa e, per dirla con le parole di Eco, «ha preferito fuggire più che combattere, cambiare se stessa più che cambiare il mondo».