Ritratto di famiglia con tempesta. Un’attrice sul viale del tramonto (lo sarà davvero?) accoglie sua figlia, che ormai vive lontano, in America. Qui siamo in Francia, dove tutte le migliori hanno il nome e il cognome che iniziano con la stessa lettera: Simone Signoret, Brigitte Bardot, spiega Catherine Deneuve (che sulla Bardot storce il naso)… È lei la diva al centro del primo film europeo di Hirokazu Kore-eda. Due anni dopo la vittoria a Cannes con Un affare di famiglia, il regista giapponese apre la Mostra del Cinema di Venezia con La Vérité. La verità. Quella che tutti cercano senza mai riuscire a raggiungerla. E allora spesso Kore-eda sembra chiedersi se una piccola bugia, detta per amore, non possa sollevare lo spirito.
Lo scontro/incontro è tra una madre e la sua bambina, ormai donna. Le parole non dette, gli screzi diventati voragini, la difficoltà di essere genitori: i temi sono sempre quelli cari alle opere di Kore’eda. Impossibile dimenticare lo scambio nella culla raccontato in Father and Son, il divorzio di I Wish, l’essere sorelle di Little Sister e la quotidianità di Still Walking. La Vérité si svolge per la maggior parte all’interno di una casa, immersa in uno splendido giardino. La villa è un luogo all’apparenza quieto, fuori dalla città, anche se in lontananza si sente il rumore della metropolitana. Ma il mondo bussa sempre alla porta.
Kore-eda suggerisce che non ci si può sottrarre alla ricerca del vero. Ma in fondo siamo disposti anche ad accettare qualche compromesso per essere felici. Siamo sulla scia di The Third Murder, quando l’avvocato difensore doveva adattare i fatti alle necessità del suo cliente. In La Vérité ci si concentra sulla memoria, sui traumi che si sfumano, sui momenti che fanno brillare un’esistenza.
È un gioco di specchi, dove ogni generazione si riflette nella successiva. Ci si guarda alle spalle, si abbracciano i rimpianti, e il terrore è di non poter più essere all’altezza dei giorni più luminosi. Si ragiona sulla senilità, sugli errori, sull’ambizione che divora. Con lo stile di Kore-eda che cambia veste, si adatta al nuovo Paese che lo ospita, con una sceneggiatura pungente, nomi importanti sul cartellone, e una macchina da presa più dinamica. C’è molta ironia in questo primo film di Venezia 76. Risate intelligenti, dialoghi affilati, che accompagnano una difficile riconciliazione.
Catherine Deneuve e Juliette Binoche duettano, si separano, per poi ritrovarsi magari proprio sul set di un’altra impresa. In La Vérité, Deneuve sta girando un film in cui bisogna ritirarsi nello spazio per non invecchiare. La nipotina spera di seguire le sue orme, ma allo stesso tempo desidera che la nonna le stia vicino per sempre. “Vorrei che andassi tra le stelle, per esserci quando anche io farò l’attrice”. È un suo pensiero o gliel’ha scritto qualcun’altro? Realtà o finzione? La parola allo spettatore.
(Nell'immagine in alto: l'arrivo dell'attrice Juliette Binoche al Lido. Foto Reuters)