«In questo 2023 si parlerà molto di Manzoni, visto che il 22 maggio ricorrono i 150 anni dalla sua morte. Ma il rischio di commemorare un defunto, anziché di valorizzare uno scrittore ancora vivo, è dietro l’angolo». A parlare così è il professor Stefano Motta, 48 anni, brianzolo, uno dei più affermati esperti di Manzoni della nuova generazione. Professore di Lettere nelle scuole superiori da anni (tra i suoi studenti c’è stato anche Matteo Pessina, capitano del Monza), dopo aver dedicato a don Lisander e alle sue opere vari titoli, Motta è da poco in libreria con un’edizione dei Promessi Sposi per le scuole superiori (pubblicata da Loescher) che presenta diverse e notevoli novità. In copertina un busto di Manzoni in jeans, realizzato da Afran, un artista camerunese: a dire la perenne attualità e universalità del capolavoro manzoniano.
L’intuizione di partenza di Motta? «I Promessi Sposi sono un romanzo, non un libro di scuola. Quando veniamo “presi” da un racconto vogliamo andare avanti a leggere e sapere come finisce la storia. Tanti studenti l’hanno odiato da giovani per poi riscoprirne la grandezza da adulti perché non l’avevano gustato, ma subìto. Per questa ragione la nuova edizione propone, anzitutto, il testo integrale del romanzo. Le schede per il lavoro scolastico, gli approfondimenti vengono dopo». Un secondo motivo di interesse. «L’edizione dei Promessi Sposi che consideriamo definitiva – sottolinea Motta – è un romanzo illustrato. Anzi, multimediale: l’autore ha supervisionato la realizzazione delle vignette. Per tale motivo nel nostro testo compaiono tutte le immagini realizzate da Gonin, oltre ad altre meno note. Non sono semplici “abbellimenti” e non vanno interpretate come “paratesto”, ma come “sottotesto” o ipertesto».
La nuova versione curata da Motta accoglie, inoltre, le ultime importanti acquisizioni della filologia e della critica letteraria. «I Promessi Sposi non sono solo la vicenda di Renzo e Lucia, ma anche la storia del suo autore. Manzoni ci ha messo vent’anni a scriverlo e noi oggi, con gli strumenti della critica, siamo in grado di ricostruire il percorso di un uomo che, mentre cambia le parole, cambia se stesso. Ecco, nel libro proviamo a far gustare ai ragazzi il dietro le quinte del lavoro di scrittore. Come? Leggendo Manzoni con Manzoni, ossia facendo parlare l’epistolario dello scrittore stesso. Un approccio squisitamente filologico condotto, però, in modo da risultare accessibile a tutti».
Infine, racconta Motta, «abbiamo valorizzato il paesaggio come fosse un vero e proprio personaggio del romanzo. Un importante critico letterario come Luigi Russo diceva che il vero protagonista del romanzo è il Seicento; io ritengo che lo sia anche il paesaggio lombardo, che mai Manzoni descrive in modo casuale».
Oltre che professore, Motta è anche saggista e scrittore, membro della giuria del Premio letterario internazionale Manzoni e socio onorario della Pontificia Accademia Mariana. Dopo aver pubblicato da Effatà nel 2016 “Amatevi come compagni di viaggio. I Promessi Sposi e l’avvincente costruzione di un amore”, una rilettura del capolavoro manzoniano che focalizza il rapporto tra i due fidanzati, ora Motta propone, per Ancora, “Il filo della storia”, un originale accostamento tra le figure della Madonna e di Lucia Mondella, protagonista dei Promessi Sposi. Perché «c’è un filo – spiega – che lega la storia di due giovani donne. Entrambe attendevano di fare del bene nella loro piccola storia di ragazze, ma nessuna di loro poteva immaginare che la Storia sarebbe venuta a visitarle. Quella della Salvezza si affaccia sulla soglia della casa di Maria, a Nazareth. Quella della letteratura, che è anch’essa storia di salvezza, sradica Lucia Mondella dalla sua di casa».