La notizia è arrivata da un funzionario afghano all'emittente televisiva 1TvNews. Il Mullah Omar, leader supremo e guida spirituale dei talebani, è stato ucciso. Già altre volte il leader afghano era stato dato per morto. Puntualmente le notizie erano state smentite. Di fatto già da anni di Omar non si avevano tracce e nessuno lo aveva più visto in pubblico. Questa volta sembra una certezza: il decesso sarebbe infatti stato confermato in una riunione dei vertici della sicurezza afghana e sarebbe avvenuto già nel 2013.
Il nome del Mullah (che significa studioso di teologia musulmana) Mohamed Omar riporta immediatamente a 14 anni fa, all'attentato alle Torri gemelle dell'11 settembre 2001 e alla successiva campagna bellica scatenata contro i talebani in Afghanistan. Da allora, sulla testa del leader gli Stati Uniti avevano fissato una taglia di 10 milioni di dollari per chi fornisse informazioni su di lui e di 25 milioni per la sua cattura. Per gli Usa era un'autentica spina nel fianco. Per anni la Cia gli aveva dato la caccia, finendo sempre beffata. L'ultima immagine, la più famosa, di Omar è quella che lo ritrae in fuga dai soldati americani a bordo di una motocicletta. Dopo l'uccisione di Osama bin Laden era rimasto lui, in Afghanistan, il nemico numero uno da abbattere.
Figlio di braccianti, di etnia pashtun, combattente tra i mujahidin al tempo dell'invasione sovietica (che gli costò la perdita di un occhio a causa di una pallottola), dal 1996 fino al 2001 Omar è stato emiro dell'Emirato islamico dell'Afghanistan, la nuova forma di Stato, ribattezzata con questo nome da lui stesso, sorta nel caos del periodo post-sovietico. Alla testa delle autorità talebane, il Mullah impose la sharia, la legge islamica: divieto di lavorare e di andare a scuola e imposizione del burqa per uscire di casa per le donne, rifiuto netto della cultura occidentale, dal cinema alla musica.
Lo scorso aprile a sorpresa i talebani stessi avevano diramato una biografia del loro leader, con lo scopo di allontanare le voci sulla sua scomparsa. La notizia della sua morte è arrivata a pochi giorni dall'apertura a Islamabad, in Pakistan, di un secondo round di colloqui fra una delegazione talebana ed esponenti del Governo di Kabul che dovrebbe traghettare l'Afghanistan verso un processo di riconciliazione interno.