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venerdì 29 settembre 2023
 
Esteri
 

Turchia, la morte in cella del giudice Teoman Gokce

04/04/2018  Dal fallito colpo di Stato del luglio 2016 non si ferma l'ondata di arresti. Già quattro i magistrati morti durante la detenzione. E intanto dietro le sbarre sono già oltre 90 mila le persone arrestate. Con l'accusa di "terrorismo" Erdogan silenzia l'opposizione

La stampa turca parla di infarto. Sarebbe morto così, qualche giorno fa, Teoman Gokce, ex membro del Consiglio Superiore della Magistratura turco. Detenuto nell’istituto di Sincan, dove era stato portato con l’accusa di far parte della rete golpista coinvolta nel fallito colpo di Stato del 2016 , Gokce è il quarto magistrato morto in carcere da quando è cominciata la pesante repressione del governo del presidente Erdogan.

Il Centro per la libertà di Stoccolma, che sta studiando i suicidi e le morti sospette in carcere dal luglio del 2016, ha rilevato un aumento dei casi soprattutto in quegli istituti dove è noto che siano praticate torture e pressioni psicologiche. In totale il Centro ne ha studiati 110.

In Italia, l’Associazione nazionale magistrati, che ha diffuso la notizia nel nostro Paese, ha espresso «la più ferma indignazione per la drammatica vicenda che si perpetua nel silenzio e che viola i più elementari principi democratici oltre che la dignità umana» e auspica «l’immediato intervento degli organi istituzionali italiani e internazionali affinché inducano il Governo turco al rispetto dei diritti umani e al ripristino della legalità».

Secondo i dati resi noti a marzo sono oltre novantamila – un migliaio solo nell’ultimo mese - le persone detenute con l’accusa di terrorismo e di affiliazione alla presunta rete golpista di Fethullah Gulen. Dalla data del fallito golpe è stato dichiarato uno stato di emergenza non più revocato e l’ondata di arresti non si è mai fermata.

A quanti sono agli arresti per il fallito golpe si stanno sommando adesso anche quanti esprimono dissenso per l’offensiva turca in Siria contro i curdi. In totale gli arresti superano quota 800. Agli arresti anche magistrati, professori e giornalisti. Con l’accusa di «propaganda terroristica», lo scorso mese erano stati fermati e poi rilasciati anche i vertici dell’Associazione nazionale medici, rei di aver lanciato l’allarme sui rischi per la popolazione civile delle offensive militari.

 

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