Dato lo straordinario successo di L'eleganza del riccio, l'aspettativa per il nuovo romanzo di Muriel Barbery non poteva che essere altissima. Dieci anni dopo, ecco La vita degli elfi (e/0): una mezza delusione...
Protagoniste del romanzo sono due bambine, Maria e Clara, entrambe senza genitori e adottate. Maria vive in Francia, in una comunità di contadini dai valori autentici e saldi, che presto diventeranno consapevoli di un suo straordinario potere: la bambina "comunica" con la natura e riesce anche a orientarla. Anche Clara, che vive in Italia, ha un dono speciale: possiede un talento eccezionale per la musica e diventa in fretta un'enfant prodige del pianoforte, tanto che viene portata a Roma affinché venga seguita da un maestro famoso.
Le loro esistenze si stagliano su uno sfondo misterioso e minaccioso, che vede il contrapporsi delle forze del male con le forze del bene, di una volontà distruttrice con la ricerca di armonia. In questa epica battaglia, agiscono a sostegno del Bene creatura arcane, gli elfi, che si riuniscono in consiglio per deliberare le loro strategie.
I destini di Maria, di Clara e degli elfi si incroceranno quando la battaglia si farà estrema e si avvierà verso l'incerto finale. Attraverso la musica Clara riesce a "vedere" Maria e il suo sforzo nel contrastare il male e dovrà darle sostegno.
Muriel Burbery lascia dunque il registro della commedia che tanto le aveva portato fortuna per un racconto fantastico, nel quale mostra di trovarsi meno a suo agio. Si intuisce lo sforzo dell'autrice di battere strade nuove, di sperimentare, di immaginare una storia potente e inedita. Il risultato purtroppo lascia a desiderare. Le caratterizzazione delle due protagoniste è inadeguata e l'intera vicenda sembra sempre sul punto di giungere a una svolta, a un centro che gli dia senso e intensità, senza che ciò mai accada. Anche sugli elfi verremo alla fine a sapere ben poco, il loro universo resterà vago e indeterminato. Lo stile è fortemente metaforico, allusivo, onirico: persino troppo, con la conseguenza di risultare di maniera e a tratti stucchevole senza ottenere l'effetto evocativo desiderato.
Anche l'esaltazione della natura e della sua magia, come pure dei valori autentici della gente semplice, della musica e dell'arte, in queste pagine è un ritornello che suona un po' a vuoto.
Insomma, La vita degli elfi (a cui seguirà un altro volume con le stesse protagoniste) è un progetto narrativo che resta sospeso, incompiuto e che non ha la forza di emozionare il lettore, come seppe fare in maniera sorprendente L'eleganza del riccio.