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martedì 13 maggio 2025
 
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Quando la stella annunciava l'anno nuovo

20/10/2014  Gli esperti del Museo egizio di Torino ci introducono nei segreti della civiltà egizia, che farà da scenario a "Il dio del deserto", il nuovo romanzo di Wilbur Smith in uscita da Longanesi a inizio novembre. Il tema di oggi è la “levata eliaca di Sirio”, che aveva per protagonisti la stella Sopdet (Sirio) e il fiume Nilo.

Sarcofago di Iqer, Gebelein, Medio Regno, XII-XIII dinastia (1976-1646 a.C.).
Sarcofago di Iqer, Gebelein, Medio Regno, XII-XIII dinastia (1976-1646 a.C.).

Nella cultura egizia antica essere eterni non significa durare nel tempo bensì continuare a rinnovarsi, trasformandosi. Le credenze funerarie e l’interpretazione della nascita e del mantenimento dell’ordine cosmico, nell’antico Egitto, si basano fondamentalmente su questa idea di rinnovamento continuo ed eterno, idea nata dall’attenta osservazione riservata dagli Egizi al creato e alle sue dinamiche naturali.

Con il graduale passaggio all’agricoltura, la civiltà egizia – come molte altre culture neolitiche – ha individuato infatti nella ciclicità della natura, e soprattutto dei suoi fenomeni celesti, gli strumenti più efficienti per misurare il tempo e pianificare così i lavori stagionali. In Egitto, tuttavia, questo processo si avvaleva di uno specifico evento astronomico, quello che gli astronomi di oggi chiamano “levata eliaca di Sirio”, che aveva per protagonisti la stella Sopdet (Sirio) e il fiume Nilo.

Il termine “levata” indica la particolare circostanza in cui una stella sorge sull’orizzonte orientale poco prima del sole.
E’ un fenomeno che accade una volta l’anno e, nel caso di Sopdet, la “levata” si verificava nella seconda metà di luglio, ovvero in concomitanza con l’aumento stagionale delle acque del Nilo che ne annunciavano l’imminente piena. L’esondazione e il deposito di nuovo limo per i campi segnavano l’inizio di un nuovo anno agricolo, dopo il riposo della stagione estiva (da aprile a luglio) durante la quale le acque del Nilo erano al livello minimo annuale.

In virtù di questa eccezionale e suggestiva coincidenza, in Sopdet gli antichi egizi vedevano il luminoso araldo della piena del Nilo e dell’anno nuovo. In senso più generale, Sopdet divenne il simbolo celeste del rinnovamento della vita, in modo simile a certe rappresentazioni della primavera, la stagione in cui, dopo il sonno invernale, la natura si risveglia.

Il nome di Sirio in geroglifico.
Il nome di Sirio in geroglifico.

Nella cultura egiziana il destino ultraterreno degli esseri umani era legato a tutti gli aspetti del creato che indicavano il ciclo naturale, un ciclo di rinnovamento continuo. E’ così che la stella Sopdet ha assunto una specifica importanza nei riti funerari: era lei ad accompagnare lo spirito del faraone defunto nel suo viaggio notturno nell’aldilà, affinché anche lui, come la stella, potesse rinascere all’alba e divenire lui stesso un astro luminoso, incorruttibile ed eterno.

Enrico Ferraris

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