Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
mercoledì 18 settembre 2024
 
 

Musica contro il silenzio delle mafie

22/01/2013  Un'iniziativa dell'Associazione Libera di don Ciotti ha riunito in un libro-Cd i contributi di una sessantina di cantanti. Dai Marlene Kunz a Teresa De Sio.

Un libro più un Cd per ribadire che la guerra alle mafie, al malaffare e alla corruzione si combatte anche con la forza della cultura, delle parole e delle canzoni. Musica contro le mafie è un’iniziativa originale ed intelligente, l’ultima fuoriuscita dal sempre gravido cilindro della Associazione Libera (alla quale i proventi verranno devoluti), dei curatori Gennaro De Rosa e Marco Ambrosi, di Gennaro Sangiorgi, e di tre editori: la casa editrice Rubettino, l’etichetta discografica Mk Records, e l’associazione AudioCoop.

Un’idea semplice: chiedere ad alcune della firme più significative del pop-rock italiano un libero contributo sull’argomento.
Hanno aderito una sessantina di artisti, assai diversi fra loro per stile e opinioni, ma assolutamente concordi sulla necessità di inviare nuovi segnali alle coscienze degli italiani (giovani in primis) in questa lotta ormai plurisecolare contro il peggiore dei crimini sociali. Ne è scaturito un mosaico decisamente intrigante e variegato. C’è chi come i Marlene Kunz, ha risposto all’appello proponendo una canzone costruita su un testo di Peppino Impastato (uno dei tanti martiri di questa battaglia) e chi, come Eugenio Finardi, Simone Cristicchi e Roy Paci, s’è limitato a inviare un telegramma di sostegno. C’è chi s’è lanciato in analisi para sociologiche e chi si ha preferito cantare soltanto, chi ha riesumato ricordi privati e chi ha scelto di offrire scampoli di poesie autografe.

In ogni caso poca retorica, ma parole alte e appassionate per un “integratore culturale” in difesa della legalità. Anche se mancano all’appello i veri big (e certe assenze, dati i fini dell’iniziativa indubbiamente lasciano l’amaro in bocca), tra i solchi e le pagine c’è davvero di tutto: molti eroi del rock odierno (oltre ai succitati anche i Sud Sound System, The Gang, i Perturbazione e molti altri), grandi firme del rap come Frankie Hi-Nrgy e Raiz, cantautori intimisti come Cammariere e Roberto Angelini, e stelle del folk d’autore come Teresa De Sio; barricadieri come i Modena City Ramblers e Andrea Satta dei Tetes de Bois, sperimentatori come gli YoYo Mundi e Giulio Casale, perfino goliardi giullareschi come Er Piotta e Paolo Belli.

Ad aggiungere peso e spessore all’iniziativa s’aggiungono anche le riflessioni dell’antropologo Vito Teti,
del giallista Carlo Lucarelli, e quelle sferzanti dell’instancabile don Luigi Ciotti: “Le mafie creano il deserto sociale, spogliano i cittadini della dignità della cittadinanza, dei loro diritti e delle loro responsabilità, non lasciano altra scelta che l’asservimento intimidito o il silenzio complice. Ecco allora la bellezza di questi giovani che usano la musica – il più universale e potente dei linguaggi – quello che un giovane sente istintivamente proprio – per veicolare messaggi profondi, per cantare e suonare desideri di giustizia, per scuotere dall’indifferenza, dall’apatia e dalla rassegnazione”. Pensieri più che condivisibili che qui s’incarnano in un gran pinzimonio parole e note dove s’intersecano rabbia e speranza, voglia di riscatto e passione civile. Ma tutto il campionario di questa iniziativa coopera davvero al bene, giacché, come già ricordava lo striscione che nel ’78 accompagnava l’ultimo viaggio di Peppino, “La mafia uccide e il silenzio pure!”.

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo