«Il primo spettacolo lo vidi
quando avevo 10 anni:
Il Barbiere di Siviglia alla
Scala di Milano, la città in
cui sono nato. Quella sera
avevo la febbre altissima
e il medico aveva sconsigliato di farmi
uscire di casa. Rimasi così deluso
all’idea che i miei genitori decisero di
coprirmi bene e di portarmi lo stesso.
L’orchestra, le scene, il sipario di velluto
rosso, gli stucchi, mi sembrò una
magia. Quando tornai a casa, la febbre
era sparita. Il fascino del teatro e della
musica mi era entrato nel cuore».
Chi racconta è Greg Castiglioni,
unico italiano nel cast di Cats - Let
the Memory Live Again, spettacolo in
tour nei teatri italiani fino al 20 marzo.
Il musical, le cui musiche furono
composte dal maestro inglese Andrew
Lloyd Webber nel 1981, è uno dei più famosi
al mondo; ha battuto ogni record
di repliche e incassi ed è stato visto da
73 milioni di persone in 300 città.
Papà italiano e mamma inglese
con un passato di cantante jazz (fa ancora
la compositrice), a dispetto della
giovane età Greg è un veterano del
musical. Anzi, la prima volta che
recitò e cantò aveva solo 12 anni.
«Alla Scuola Europa, che frequentavo,
c’era un corso di musica», dice. «Il mio
primo spettacolo fu proprio un musical
di Andrew Lloyd Webber, Joseph and
the Amazing Technicolor Dreamcoat (del
1968, tratto dalla storia biblica di Giuseppe
e i fratelli, ndr). Ero il protagonista
e fu un successo. Perlomeno così
parve a me che ero bambino».
Un destino segnato. Greg andava
spesso a trovare i nonni materni e, ogni
volta che era a Londra si sentiva a casa.
«Quando passeggiavo nel West End,
tra teatri e locandine di balletti, lirica e
concerti, provavo sensazioni uniche. Il
gigantesco London Palladium, il Royal
Drury Lane, ancora oggi sogno di calcare
quelle scene immense».
Per l’università, Greg si trasferì a
Londra e la sera frequentava corsi di
musical. Vinse una borsa di studio e
cominciò a tentare le prime audizioni.
Un talento che non passò inosservato.
Dopo la laurea in Giurisprudenza, la
sua carriera era già lanciata: ha recitato
in Love Birds, Titanic, Cats, Evita, Les
Miserables, Hair. «Per Starlight Express,
un insolito musical di Lloyd Webber,
ho dovuto recitare persino sui pattini
», ricorda. «All’inizio è stata dura».
Tra i suoi sogni c’è ancora un’opera
del compositore inglese: Jesus Christ
Superstar. «Il grande maestro è un
visionario e ha creato musical impensabili:
ha portato in scena gatti
che cantano, attori su rotelle, ha reso
dolce la moglie di un dittatore con Evita
e proposto in chiave rock la storia di
Gesù», aggiunge. «Chi dubitava delle
sue stranezze si è sempre ricreduto».
Gli chiediamo se gli piacerebbe
recitare la parte di Gesù e lui ride.
«Certo che mi piacerebbe, ma non ho
il fisico: chi lo interpreta deve essere
alto, coi capelli lunghi; io sono basso
con pochi capelli… Mi accontenterei
di fare Giuda, una figura tormentata».
Ma la sua occasione fu con The
Phantom of the Opera, uno dei musical
più amati. «Un colpo di fortuna:
il protagonista era ammalato e così
lasciai la “panchina” da sostituto per
diventare il Fantasma dell’Opera. Un’emozione
unica. Dall’Italia vennero tutti
a vedermi: genitori, amici, parenti…
C’è solo una cugina, a me molto cara,
che non mi ha mai visto in teatro. Ha il
terrore dell’aereo e quindi dedico a lei il
mio tour italiano con Cats. Finalmente
potrà vedermi, ma anche per lei sarà
difcile riconoscermi: reciterò nella
parte di tre gatti diversi, con tre trucchi
facciali e tre voci differenti».