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venerdì 21 marzo 2025
 
 

Myrta Merlino: «Faccio audience con i fagiolini»

24/09/2014  La conduttrice de "L'aria che tira", che ha raggiunto ascolti record superando l'8 per cento di share, spiega il successo della sua trasmissione: «Facciamo un talk show di prima serata ogni mattina con approfondimenti e inchieste. La differenza forse è la maggiore leggerezza dei toni e un linguaggio semplice e diretto»

A Berlusconi che diceva che gli 80 euro di Renzi erano solo una “mancetta elettorale fatta male” gli ha portato una coppa di fagiolini in studio, ricordandogli le parole della sua fidanzata, Francesca Pascale, che rivelò che ad Arcore prima del suo arrivo si pagavano i fagiolini 80 euro al chilo. «Non so quanto spendiamo. Sono cose da donna», la replica dell’ex premier. Ecco un esempio dello stile di Myrta Merlino in onda ogni mattina su La7 con L’aria che tira, che ha raggiunto ascolti record superando l’8 per cento di share, vale a dire il doppio del risultato medio della rete. Un successo che l'estate scorsa gli è valso la promozione in prima serata il lunedì.

I fagiolini quindi fanno audience...
«Ho provato a tirar fuori da Berlusconi parti di lui che non rientrano nel canovaccio della politica ed evitare che ripetesse le stesse cose. In Tv quello che è fuori copione diventa interessante».

Il pubblico della sera è diverso da quello del mattino. In prima serata è cambiata la trasmissione?
«La nostra scommessa è rimanere quello che siamo. È da un anno che dico al mio editore Urbano Cairo che noi facciamo un talk show di prima serata ogni mattina con approfondimenti, inchieste, ospiti importanti, servizi di attualità. La differenza forse è la maggiore leggerezza dei toni e un linguaggio semplice e diretto. Alla fine Cairo mi ha preso in parola e siamo partiti. Rispetto a certe prime serate molto teatrali proviamo a spiegare le cose in maniera semplice, partendo dall’attualità politica e dall’economia».

A te piace raccontare di più la politica o l’economia?
«Io nasco come giornalista economica. Per lungo tempo ho pensato che fosse più interessante raccontare l’economia perché restituisce un’immagine più vera della realtà, mentre la politica spesso falsa tutto. A L’aria che tira il passaggio dall’economia alla politica è stato molto naturale. In questi tre anni è successo di tutto, dalle dimissioni di Berlusconi al Governo Monti, dallo stallo al Quirinale al ciclone Renzi. La cronaca era così forte che ho sentito la necessità di virare sulla politica, parlando però sempre di cose concrete».

Tipo? Fai qualche esempio...
«Quando ho cominciato la trasmissione mi dicevano che il pubblico della mattina è distratto e che non si possono fare cose troppo complicate. Io invece ho parlato di tutto: fiscal compact, Patto di stabilità, flussi elettorali. Mi pongo sempre il problema di spiegare, aiutandomi con la grafica. È una sfida che dopo tre anni abbiamo vinto. Ogni giorno provo a dire alle persone di avvicinarsi alla politica e all’economia, perché non sono cose impossibili da capire, l’importante è non usare tecnicismi o un linguaggio complicato».

Beppe Grillo ha detto che per fare il ministro dell’Economia bisogna avere almeno tre figli. Tu, allora, potresti candidarti...
«Infatti lo faccio subito (ride, ndr). La provocazione di Grillo mi convince molto: la sensibilità che ha una madre che gestisce una famiglia è importante. Gli uomini sono molto astratti, noi donne siamo più pratiche e concrete. Doti fondamentali quando si è in crisi. Nei momenti di boom, vedi la bolla speculativa degli anni scorsi, la scena era degli uomini che conquistavano il mondo con la finanza; le donne e le madri servono nei momenti di difficoltà, perché sentono più forte il richiamo di rimboccarsi le maniche e fare qualcosa per i propri figli».

Come fai a conciliare il lavoro con gli impegni famigliari?
«Con l’aiuto della mia famiglia sì. Se dicessi che è facile sarei una bugiarda, vivo sempre con un senso di colpa perenne. Se arrivo prima a casa per aiutare mio figlio a fare i compiti, arrivano mille telefonate dalla redazione perché è successo qualcosa. Se resto in ufficio fino a tardi ho un senso di colpa perché non sono a casa con i miei figli. Io sono comunque una privilegiata, perché ho genitori ancora giovani che fanno bene i nonni e posso permettermi di avere una persona che mi aiuta. Per le donne che lavorano in fabbrica e prendono meno di mille euro al mese è impossibile conciliare famiglia e lavoro. E quando non c’è possibilità di scelta, significa che c’è qualcosa che non va».

Se fossi Merlino il mago cosa faresti per far ripartire l’Italia?
«Abbassare quel 43 per cento di disoccupazione giovanile. Ho tre figli adolescenti e quando mi dicono che vogliono andare all’estero per studiare perché qui non vedono nessuna prospettiva è una pugnalata al cuore. Secondo, vorrei vedere Pompei e le altre meraviglie artistiche italiane più valorizzate. Terzo: meno burocrazia, che è come la neve, quando cade non fa rumore, ma poi quando vai ad aprire la porta per uscire scopri di essere intrappolato in casa».

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