Con grande semplicità Nadia, una lettrice di Famiglia Cristiana, ci ha scritto per raccontare la storia di Alessandro, il suo impareggiabile fratello. Una vicenda toccante, e vicina al cuore di tante persone, come testimonia l'inchiesta che il nostro giornale pubblica nel numero 26 in edicola dal 23 giugno. A Nadia il nostro grazie e un abbraccio da tutti i lettori. Ecco la sua lettera.
Cara Famiglia Cristiana,
dopo aver letto la lettera “dell’angolo della speranza “Paola se n’è andata, ho deciso, con un nodo in gola e gli occhi gonfi, di parlarvi di Alessandro, mio fratello, il quale anche lui in punta di piedi il 14 marzo ci ha lasciati. Aveva 34 anni ed era nato 01/01/1977. Il primo bambino dell’anno, ma tutto ciò non gli portò fortuna,anzi tutta la sua vita fu letteralmente un Via Crucis.
A causa di un trauma alla nascita, Alessandro non aveva l’uso della parola, ma noi famigliari lo capivamo con i gesti o con un semplice linguaggio. Aveva iniziato a camminare autonomamente a 3 anni frequentando a ore i bambini normali della scuola materna del paese. Aveva problemi di deambulazione, che si aggravarono con il trascorrere degli anni.
Comunque in questi anni di lacrime, ci sono stati anche giorni di gioia e allegria insieme, gli piaceva la musica, partecipare alle messe, alle processioni. Ricordo che a volte, quando era solo, imitava i gesti del prete mentre celebrava la messa. Gli incontri e le amicizie con tanti Vescovi, l’incontro entusiasmante con il Papa (beato).
I miei genitori, si sono dedicati anima e corpo per cercare di alleviargli qualsiasi sofferenza, e io come sorella maggiore ho cercato di stare loro vicino, anche se oggi lo considero un aiuto misero. Tra me e Alessandro ci sono 14 anni di differenza. Anche se ho una sorella più giovane di 3 anni, la priorità assoluta era lui, il primo pensiero del giorno, il bacio, la carezza, il sorriso erano solo per lui. La porta di casa era sempre aperta per gli amici e non, perché bastava un suo sorriso o una sua esclamazione di gioia per conquistarli.
Il giorno del suo funerale, pioveva così tanto che sembrava che anche gli angeli piangessero. La chiesa era gremita di amici suoi, disabili e non, tra i suoi amici c’erano anche tre preti che insieme lo hanno salutato all’altare, mentre io me lo immaginavo davanti a quella bara seduto sulla sua carrozzina che partecipava alla funzione tutto felice, perché aveva lì tutti i suoi amici.
Sono passati quasi tre mesi ma la sua presenza è ancora forte e viva in questa casa, specialmente durante il rosario. Ci manchi tanto Alessandro. Chiedo scusa per lo sfogo ma ne avevo bisogno, avevo il cuore gonfio, grazie.
Nadia
PS: Non chiedo che venga pubblicata questa lettera, ma
vorrei solo poter ringraziare pubblicamente mia madre e mio padre, per averci, a me e a mia sorella, donato un fratello unico, ineguagliabile e impareggiabile come Alessandro. Grazie mamma, grazie papà.