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lunedì 09 settembre 2024
 
LA CRONACA
 

Napoli, città alpina: le penne nere tornano dove nacquero, 150 anni fa

15/10/2022  Istituite con un atto ufficiale di Vittorio Emanuele II firmato ai piedi del Vesuvio il 15 ottobre 1872, le truppe da montagna hanno festeggiato il compleanno nei luoghi che ne hanno registrato l'esordio. Alla manifestazione conclusiva hanno preso parte anche il capo di Stato maggiore della Difesa, l'ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, il Capo di Stato maggiore dell'Esercito, il generale Pietro Serino, e il comandante del Corpo degli alpini, il generale Ignazio Gamba

Sulla carta d’identità del Corpo degli Alpini sta scritto: Napoli, 15 ottobre 1872. E’ nella città partenopea che Vittorio Emanuele II firma il decreto che istituisce le prime quindici compagnie alpine, destinate alla difesa dei confini del nord e formate da coscritti reclutati nelle valli che sono chiamati a proteggere.

E’ l’inizio della storia straordinaria dei soldati di montagne del nostro Esercito, una storia di impegno e valore dimostrato in prima linea in tutte le campagne militari italiane così come sui fronti delle emergenze. Una storia lunga un secolo e mezzo che gli Alpini hanno voluto celebrare proprio lì dove sono nati, in riva al mare, alle pendici del Vesuvio.

Lo hanno fatto in maniera solenne sabato 15 ottobre, portando il "valore alpino" in in piazza del Plebiscito, con tutte le bandiere di guerra dei reggimenti alpini, in mezzo alle uniformi bianche da sci, quelle da alpinismo e quelle moderne da combattimento, a fianco delle fanfare delle brigate Julia e Taurinense, al cospetto del labaro dell’Associazione Nazionale Alpini, su cui sono appuntate 209 medaglie d’oro al valor militare individuali. Una è quella del capitano Eduardo Bianchini, l’ufficiale napoletano dell’artiglieria da montagna caduto eroicamente ad Adua nel 1896.

Durante la cerimonia - alla quale hanno presenziato l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone,Capo di Stato Maggiore della Difesa (figlio e padre di un alpino) insieme con il generale Pietro Serino (Capo di Stato Maggiore dell’Esercito), il generale Francesco Figliuolo (decano degli alpini in servizio) e il presidente dell’Associazione nazionale alpini (Ana) Sebastiano Favero. Il generale Ignazio Gamba, comandante delle Truppe Alpine dell’Esercito ha illustrato il filo che lega gli Alpini moderni a quelli di ieri, la montagna, usando tre parole: verticalità, articità e internazionalità. Oggi come allora, l’alpino cresce addestrandosi alla fatica delle marce in quota, ai climi rigidi, dove si resiste se si fa squadra. Sono diecimila i militari che portano il cappello alpino, 340 mila i soci dell’Associazione Nazionale Alpini che hanno prestato servizio nel Corpo. Due facce della stessa medaglia che si sono date appuntamento a Napoli per tre giorni di festa, ricevendo l’omaggio della città e dei napoletani e pure quello degli altri corpi militari, per ultimo quello delle Frecce Tricolori, che hanno sorvolato tre volte la piazza, avvolgendola nel tricolore mentre si recitava la preghiera dell’Alpino e le fanfare suonavano Signore delle Cime.

Napoli città alpina e musicale, con quattro fanfare che hanno suonato venerdì pomeriggio in altrettante piazze del centro, ognuna con il proprio repertorio, arricchito da classici della canzone napoletana. Una kermesse musicale che ha offerto a migliaia di napoletani, turisti e alpini di tutta Italia la Marcia dei coscritti piemontesi – cantata in via Toledo - e ‘O surdato ‘nnamurato, eseguita in piazza Plebiscito, davanti a Palazzo Reale. Finita la cerimonia, il baricentro del compleanno si è spostato sul lungomare, in via Caracciolo, dove è stata allestita la Cittadella, lo spazio per far vivere ai giovani una giornata da alpino, scalando un muro di arrampicata e attraversando un ponte tibetano, oltre a visitare la mostra di mezzi e materiali di ultima generazione in dotazione ai reggimenti alpini.

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