L’entusiasmo che diventa sofferenza. I sorrisi che lasciano il posto alle lacrime. E la rabbia. Poi la rassegnazione, che arriva quando ci si auto-convince che si vale appena 5 euro. Perché quella spesso è la paga che percepisce un ragazzo quando mette in campo tutte le sue competenze e svolge il lavoro dei suoi sogni. O magari quella è la cifra che un genitore riesce a dare ad un figlio. “E allora occorre ridare valore e dignità. Occorre ripartire perché i giovani del Mezzogiorno fanno il Paese”. Il cardinale Crescenzio Sepe vuole capire, vuole consigli, vuole dare uno strattone alla società napoletana e a quella meridionale in generale. E allora proprio Napoli diventa il punto da cui partire. La Chiesa del Mezzogiorno si trasforma in una nave e si trasferisce al Porto di Napoli. Perché se si parla di Mezzogiorno non si può prescindere dal mare. E così nel Terminal della Stazione Marittima si alterneranno per due giorni Vescovi, sacerdoti, sindacalisti, imprenditori. Ma soprattutto ragazzi. A loro è dedicata la due giorni che vede al centro del dibattito la Chiesa ed il lavoro. Un titolo, quello dell’appuntamento che rappresenta proprio la fotografia del Meridione: “Quale futuro per i giovani nel Sud?”.
Niente chiacchiere. Il contesto meridionale s'inserisce in un quadro nazionale che a dicembre - dati Istat - ha visto il tasso di disoccupazione tra i giovani tra i 15 e i 24 anni salire al 40,1%. Al Sud si lavora poco o per nulla e allora bisogna provare a dare soluzioni. Ed è per questo motivo che il cardinale Sepe ha voluto coinvolgere tutti. Non solo i rappresentati della Conferenza episcopale italiana, a partire dal cardinale Bagnasco presidente della Cei e dal segretario generale Galantino e le diocesi della Campania, Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna. Ma a partecipare alla discussione sul tema dell’occupazione giovanile non poteva mancare papa Francesco e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La dottrina sociale della Chiesa e la Costituzione italiana sono i capisaldi intorno a cui riorganizzare il Sud. “Ci colpisce la precarietà in cui vivono i giovani - spiega monsignor Filippo Santoro Arcivescovo di Taranto - Siamo qui. E da qui abbiamo necessità di partire per dare speranza ad un popolo costretto a sopravvivere ed emigrare”.
Speranza. Quella che nei giorni scorsi non ha più avuto un giovane che, come ha voluto sottolineare don Adolfo Russo, “non era nè del del Sud nè del Nord ma era disperato come i giovani del Sud che non hanno lavoro”. Il gesto estremo di quel ragazzo di 30 anni è uno dei tanti tasselli che ha portato i vescovi a trovare soluzioni urgenti per una società che rischia di mettere ai margini una generazione intera. “I giovani hanno bisogno di sentirsi non cittadini del domani ma di oggi - ha detto Luigi de Magistris sindaco di Napoli - Il Sud deve essere l’ arma di riscatto per il paese”. Ma al momento la necessità di parlare di giovani e lavoro non lascia che trasparire quella sensazione di smarrimento. “Abbiamo il dovere di impegnarci per evitare la disperazione dei nostri ragazzi - ha sottolineato Don Adolfo Russo - la loro disperazione non ci lascia indifferenti”.