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martedì 08 ottobre 2024
 
il dramma lavoro
 

Napoli, l'arcivescovo ai lavoratori della Whirlpool: «Qui Cristo continua a essere crocifisso»

30/03/2021  Monsignor Domenico Battaglia ha celebrato nel teatro dello stabilimento: «La Chiesa vi è vicina e guarda a nuove strade percorribili da proporre, insieme cerchiamo il bene comune per ritrovare l’anima di questa città. Chiedo alle Istituzioni e al Governo, in particolare, come si possono lasciare 340 famiglie senza lavoro, reddito e speranza. E a questi vanno aggiunti i 650 dell'indotto»

Qui sopra e in copertina: foto Ansa. In alto: foto di Maria Elefante.
Qui sopra e in copertina: foto Ansa. In alto: foto di Maria Elefante.

L’altare è un palco, la croce pende dal collo di monsignor Domenico Battaglia. Vestito di azzurro e viola chiaro, don Mimmo, come preferisce farsi chiamare,  con don Franco Di Gaeta (parroco di Santa Maria di Costantinopoli a Barra, da sempre vicino  agli operai) dà inizio alle celebrazioni della Settimana Santa nel teatro aziendale della Whirlpoolazienda napoletana i cui operai sono diventati simbolo di lotta per la dignità e il lavoro. Simbolo di passione. C’è uno striscione che recita “Napoli non molla”, e ancora un altro con l'immagine di Papa Francesco e una frase: “Non c'è dignità senza lavoro”.

Qui, a Ponticelli –periferia orientale di Napoli troppo spesso assurta alle cronache per criminalità e disperazione – la dignità ha le sembianze di una lavatrice, il risultato del lavoro di mani di donne e uomini. Un prodotto, per il mercato. Una creazione frutto di sacrificio, per gli operai. Perché dietro i numeri asettici di un’economia che non guarda ai bisogni, ci sono loro: gli operai. Uomini, donne, madri e padri. E anche figli. Sarà per questo che sull’elettrodomestico posizionato accanto all'altare qualcuno ha riposto una lavatrice giocattolo azzurra e rosa.

 

Foto Maria Elefante.
Foto Maria Elefante.

Rosa, come il colore preferito della piccola Sofia. Due anni e mezzo, figlia di Rossella e Fabio. La sua mamma è rimasta disoccupata, lei lavora nel turismo, le avrebbero dovuto rinnovare il contratto ma con il Covid 19 le cose sono precipitate e anche nel suo settore sono stati effettuati tagli. Il suo papà è impiegato nella catena di lavorazione della Whirlpool e lei stringe tra le mani un palloncino bianco. Era destinato a volare assieme ad alte decine regalati dagli operai al vescovo Battaglia. Ma don Mimmo ha voluto che fosse la piccola Sofia a far spiccare il volo e lei ha deciso di tenerne uno per sé. Stretto nella mano, come la speranza che la sua mamma e il suo papà possano tenersi stretto quel lavoro che ha il sapore della dignità, quel lavoro che ha permesso di accendere un mutuo per la casa.

 

Foto Ansa.
Foto Ansa.

«Qui Cristo continua a essere crocifisso», è stata questa la frase pronunciata da don Mimmo in uno dei momenti più toccanti dell'omelia durante la messa celebrata nel teatro aziendale della fabbrica. “Questa Chiesa vuole sporcarsi le mani e lo farò con voi lavoratori e lavoratrici. Solo insieme possiamo fare la differenza, coraggio si continua a lottare stando in piedi e con le mani elevate al cielo, non in segno di resa ma di resistenza sempre”. Come ha voluto fare Vincenzo Accurso, ha il volto giovane e sembra più giovane della sua età. Ha 44 anni ma dice che negli ultimi due anni gli sono venuti i capelli bianchi ed il suo viso ha cambiato espressione. “La mascherina la può nascondere fino ad un certo punto. Ma con i figli è impossibile - racconta  - un giorno il mio bambino di 8 anni mi ha dice di aver disegnato la fabbrica dove lavoro. Pensavo avesse disegnato lavatrici, macchinari e invece aveva disegnato molto di più. Gli operai con le bandiere. Ha visto il capitale umano. Ha visto il valore che ci unisce. I sentimenti comuni che ci hanno trasmesso i nostri genitori che prima di noi hanno lavorato qui in questa fabbrica. Qui siamo una comunità, una famiglia, le persone che lavorano qui come me, prima di diventare miei colleghi erano miei amici perché da gli di operai frequentavamo le attività ricreative della fabbrica, questo per noi non è solo un lavoro, è la nostra vita”.

 

Foto Ansa.
Foto Ansa.

Monsignor Battaglia ha ricordato che “Il lavoro deve sfamare, vestire, produrre ma soprattutto a valorizzare la persona, non a umiliarla. Questo era un luogo di grande qualità del lavoro e di serenità tra lavoratori e dirigenti, poi sono subentrate logiche di profitto, so che sono stati fatti accordi per salvataggi poi non rispettati. Chiedo alle Istituzioni e al Governo, in particolare, come si possono lasciare 340 famiglie senza lavoro, reddito e speranza. E a questi vanno aggiunti i 650 dell'indotto. Come cancellare un questa fabbrica che era un modello e di cui governo aveva finanziato ammortizzatori sociali. La Chiesa di Napoli è accanto a voi – ha detto monsignor Battaglia - e condivide la vostra sofferenza e chiede che si cerchino senza indugio strade per trovare una soluzione per riaccendere la speranza nei vostri occhi”. 

Foto Maria Elefante.
Foto Maria Elefante.

Mentre in prima fila, con gli occhi cerulei resi umidi dalla commozione e il volto segnato dalle rughe del tempo, Maria ascoltava  e parole dell’omelia, don Mimmo si è rivolto ai lavoratori, «cari amici, lottate sempre, lottate uniti perché le divisioni fanno gioco di altri. Non fatevi prendere dalla spirale pessimismo. La Chiesa di Napoli vi è vicina e guarda a nuove strade percorribili da proporre, insieme cerchiamo il bene comune per ritrovare l’anima di questa città. Mi auguro che ancora si cerchi una mediazione o quantomeno si garantisca a voi di poter guardare alle vostre viste famiglie, se non succederà non potremo tacere. Se le leggi dell'economia sono contrarie a quelle della vita, si devono cambiare. È inaccettabile anche una politica che la promuove e la svincola dalla responsabilità. Il male non è solo di chi lo commette, ma anche di chi tace e si gira dall'altra parte e lascia fare. Se le leggi dell’economia sono contrarie alla vita non resta che mettersi insieme e riscriverle perché un’economia contraria alla vita è inaccettabile e lo è anche una politica che la alimenta. Ora non servono parole ma gesti concreti».

 

Maria, 74 anni, per 30 anni lavoratrice alla Whirlpool, con il figlio Ettore, assunto dall'azienda dopo che lei è andata in pensione. Foto Maria Elefante.
Maria, 74 anni, per 30 anni lavoratrice alla Whirlpool, con il figlio Ettore, assunto dall'azienda dopo che lei è andata in pensione. Foto Maria Elefante.

Gesti concreti, come il dono fatto dagli operai a don Mimmo. L'arcivescovo ha ricevuto al termine della messa in regalo la divisa e le scarpe degli operai e ha poi letto un messaggio dei lavoratori all'esterno della sala. “Non si può parlare di legalità se si lascia il campo alle organizzazioni malavitose. Chi perde il lavoro perde anche la dignità e si trova ad accettare lavori sbagliati, che lo rendono schiavo, incapace di decidere che ne sarà del proprio futuro. Oppure cede il passo alla disperazione e accetta lavori sporchi. Sappiamo che in questi luoghi e in questi quartieri il rumore delle armi e l’esplosivo sono tornati”. Giù dal ‘palco-altare’ monsigor Battaglia si avvicina a Maria, a 74 anni non ha voluto rinunciare a quella cerimonia. Con una mano si è appoggiata alla spalla di don Mimmo e mentre piangeva ha raccontato che proprio grazie a quella fabbrica lei era riuscita a rendere piena la sua esistenza e che a quella fabbrica aveva affidato invece la vita e il futuro di chi ha di più caro al mondo: Maria ha trascorso 30 anni a lavorare nella catena di montaggio e nel ’96 ha lasciato il suo posto a suo figlio Ettore.

 
 
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