“La scia di sangue che ha attraversato la città, procurando la morte a delle giovani vite e terrore e angoscia a interi quartieri, strade, famiglie, non può lasciarci indifferenti e inermi ad attendere chi sa cosa: ognuno deve sentirsi interpellato dal grido della città, ognuno deve dare il proprio contributo alla vita della comunità, ognuno deve essere per le nuove generazioni un segno di speranza, di resurrezione a partire dal proprio ambito, dovere, ruolo”.
Lo ha detto l’arcivescovo di Napoli, monsignor Domenico Battaglia, in occasione dell'incontro in Duomo per lanciare il Patto educativo con istituzioni e mondo del terzo settore. Don Mimmo ha sottolineato: “Dobbiamo guardare in faccia con coraggio le tante fatiche e ferite della nostra comunità, iniziando dalle periferie esistenziali legate cioè legate alla condizione sociale”.
L’appello per un “Patto educativo nella città metropolitana di Napoli”, lanciato a ottobre da don Mimmo - contestualmente al grido di allarme “Stanno uccidendo Napoli” - è stato accolto con attenzione e favore. C’è stata l’adesione di numerose istituzioni, realtà ecclesiali, enti del terzo settore e del volontariato, del mondo della scuola e della società civile.
Positiva è stata la risposta del presidente della Regione, Vincenzo De Luca, del sindaco, Gaetano Manfredi, e del prefetto, Claudio Palomba. Questo pomeriggio, in via del tutto eccezionale – come specificato da Battaglia “con un incontro laico nella Cattedrale - l’arcivescovo ha invitato tutti coloro che hanno aderito al Patto educativo a un dibattito per presentare alcune proposte concrete, confrontandosi con le autorità partenopee. Sono oltre 100 le associazioni che hanno aderito al Patto.
A raccogliere le adesioni, don Gennaro Pagano, cappellano dell’istituto penitenziario minorile di Nisida, che è intervenuto assieme alla presidente di Azione cattolica Rosaria Pagano. “Sono felice per la vostra presenza di oggi – ha aggiunto don Mimmo Battaglia – il vostro esserci testimonia che no sto sognando da solo, che il Patto Educativo non è semplicemente frutto di un’idea del Vescovo o della Chiesa ma è molto di più: una necessità, un’urgenza”.
Sette i punti che caratterizzano la struttura del “Patto educativo”. Innanzitutto ripartire dall’etica della cooperazione. È questa la prima tappa di un percorso educativo e sociale, “I fondi del Pnrr destinati all’educazione, senza un’etica della cooperazione, rischieranno di diventare una manna lasciata marcire per terra” ha sottolineato l’arcivescovo. C’è poi la necessità di costituire in ogni municipalità un tavolo educativo con scuola, servizi sociali, parrocchie, enti e fondazioni.
Tra le proposte di cui si è discusso in Duomo anche la costituzione di un’Agenzia per lo sviluppo delle pratiche educative inclusive che possa occuparsi di mappare, coordinare e monitorare i progetti attivi su tutti i territori. E poi ancora la realizzazione di un sistema digitale capace di monitorare la dispersione scolastica, la valorizzazione della scuola non solo come luogo di apprendimento ma come “laboratorio sociale”, la diversificazione di progetti e azioni educative in base alle esigenze dei territori e investimenti su specifici processi di formazione degli educatori.
L’arcivescovo Battaglia ha spiegato che il “'primo” obiettivo del “Patto educativo” “deve essere promuovere forme di accompagnamento, cura e partecipazione di giovani e delle loro famiglie adeguate a contrastare il degrado umano conseguente alla condizione di emarginazione sociale e povertà economica e morale”.
Nel concludere, don Mimmo ha affermato: “Non possiamo più voltarci dall'altra parte, non possiamo passeggiare per la nostra Napoli e incontrare i volti di tanti bambini abbandonati a se stessi e passare oltre come se non fossero figli nostri, come se la loro cura non dipendesse anche da noi”.