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venerdì 21 marzo 2025
 
napoli
 

«Racconto la Chiesa che guarda dritto in faccia la camorra e non arretra»

28/01/2022  L'arcivescovo Domenico Battaglia interviene con la lettera «Voi, come fiumi carsici» indirizzata «agli uomini e alle donne con le mani sporche di Vangelo». Battaglia non tace «la chiassosa responsabilità per i silenzi di non pochi uomini di Chiesa dinanzi all'arroganza e alla prepotenza della camorra», ma indica, lodandoli, quei pastori e quelle comunità che non abbassano la testa davanti clan. «Via i don Abbondio dalle parrocchie, stop alle offerte da mani insanguinate», aveva detto giorni fa il procuratore generale Luigi Riello.

Basta con i 'don Abbondio', basta con chi sporca il Vangelo. A queste parole pronunciate alla vigilia dell'inaugurazione dell'Anno giudiziario dal procuratore Generale Riello della Corte di Appello di Napoli non è mancata, pronta e decisa, la risposta dell'Arcivescovo metropolita di Napoli. Monsignor Domenico Battaglia, che la strada la conosce e la percorre ogni giorno, che delle periferie e della lotta al malaffare ha fatto la sua matrice evangelica, con una lettera racconta un'altra Chiesa, "quella che ogni giorno guarda in faccia la camorra". Una storia nascosta e silenziosa, così la definisce. "Una storia di preti che in certi territori dove l'unica legge sembra essere quella della sopraffazione e della violenza hanno fatto delle loro parrocchie avamposti credibili e autorevoli in difesa della dignità umana" scrive il vescovo Battaglia.

Parla di sacerdoti,  preti che dinanzi alla "cappa omertosa della sovranità mafiosa non arretrano neanche di un centimetro e propongono in alternativa la logica eversiva di spazi comuni da recuperare alla bellezza dello stare insieme, perché la tendenza all'isolamento alimentata dalla paura della camorra si vince solo con il gusto della condivisione e del fare comunità". È un parlare diretto, quello di "don Mimmo". Un messaggio che come suo solito va dritto alle coscienze e al cuore. "Non voglio girarci intorno" scrive "io lo so che queste storie silenziose e anonime non attenuano per nulla la chiassosa responsabilità per i silenzi di non pochi uomini di Chiesa dinanzi all'arroganza e alla prepotenza della camorra; non voglio negare l'imbarazzante tentativo di un certo pensiero ecclesiastico di sminuire e minimizzare questo problema con la solita affermazione che l'evangelizzazione non può appiattirsi sulla lotta alla mafia, e lungi da me il tentativo di proporre i santini dei preti impegnati, o addirittura di chi ci ha rimesso la vita come don Peppe Diana, come paraventi insanguinati da mostrare all'occorrenza".

È importante però restituire la dignità e il merito "a quei preti e religiosi che in silenzio vivono il proprio ministero incarnando il vangelo del si si, no no”. Il Vangelo di Matteo. Il pensiero di Battaglia è rivolto anche, e soprattutto, a chi da laico si schiera in prima linea. "Grazie a te giovane, che semini l’entusiasmo dell’impegno civile nella tua comunità parrocchiale, che traduci il vangelo con l’alfabeto dell’impegno politico, associativo, sociale, diventando per i tuoi coetanei un segno di speranza e un riferimento sicuro. Quanti ragazzi e ragazze per seguire la tua allegria hanno resistito ad altre proposte che li avrebbero condotti lontano dai sentieri della giustizia e della legalità. Grazie a te fratello, sorella, che indipendentemente dal tuo ruolo nella Chiesa e nella società o perfino dalla fede di appartenenza, percorri ogni giorno a testa alta e senza paura il sentiero della giustizia, della denuncia, della solidarietà, senza grandi proclami ma con azioni piccole e quotidiane che, goccia dopo goccia, scavano nuovi spazi e possibilità di rinascita tra i detriti lasciati qua e la dalle mafie".

 

 

 

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