Monsignor Domenico Battaglia, don Mimmo, arcivescovo di Napoli. Sopra: la parrocchia dei Santi Pietro e Paolo, a Ponticelli. Foto di Maria Elefante/Famiglia Cristiana
La parrocchia dei Santi Pietro e Paolo appare come luce che taglia il grigiore di via Attila Sallustro, cuore della periferia orientale di Napoli. E' qui che l'arcivescovo, monsignor Domenico Battaglia, ha deciso di celebrare una Messa speciale. Ponticelli, questo il nome del quartiere divenuto, ancora una volta, teatro di faida criminale. Un intero quartiere tenuto in scacco dalla guerra di camorra. In queste notti di primavera le strade rimbombano di esplosioni che fungono da avvertimento tra clan rivali impegnati a contendersi il territorio. Qui la paura è tornata ed ha l'odore acre dell'esplosivo usato per uccidere e per seminare odio. Tre bombe fatte esplodere tra i palazzi, tre ordigni usati dalla camorra a distanza di 72 ore per imporre il proprio dominio sulle attività illecite. In mezzo la popolazione, affranta. Terrorizzata.
Giovedì 20 maggio, un minuto dopo le 17 le note dell'organo risuonano nella chiesa e un corteo di ragazze e ragazzi in saio bianco anticipa l'arrivo di don Mimmo Battaglia sull'altare. Lo sguardo deciso, la voce ferma, l'arcivescovo di Napoli prende la parola e inizia con un “grazie”. «Grazie ai parroci, grazie a voi tutti che avete accolto l'invito ad essere qui per trovare la luce e la grazia per vivere la nostra storia». Don Mimmo parla a capo scoperto, senza bastone pastorale. Parla da uomo, fratello, pastore, padre. E le parole della sua omelia si stagliano come fendenti nel silenzio della navata. «Dentro il nostro cuore dobbiamo trovare il coraggio di dire no. No alla paura, alla rassegnazione. Questo è il tempo della responsabilità, il tempo di trovare il coraggio di camminare insieme per la vita e per la dignità».
Parla di impegno concreto, Don Mimmo. E non sarà un caso che mentre le parole della sua omelia raggiungono i cuori dei fedeli di Ponticelli, negli stessi istanti lo Stato dava una risposta al clima di violenza e di odio. Colpisce la presenza di un solo uomo in divisa nelle panche in prima fila. E' solo perché i suoi colleghi stanno arrestando tre pregiudicati sospettati di aver fatto esplodere una delle bombe che hanno seminato terrore nel quartiere. “Se fosse esplosa in pieno giorno, tra la folla avrebbe ucciso almeno 10 persone”, scrivono i militari in una nota ufficiale. Ed ecco che i ringraziamenti del vescovo Battaglia suonano ancora più forte nella parrocchia dei Santi Pietro e Paolo. Ringrazia il coraggio dei fratelli e delle sorelle e anche quello dei non credenti. «Mi si chiede perché il vescovo viene a Ponticelli per una messa? Perché Cristo può trasformare la violenza in amore, la morte in vita, la vendetta in perdono».
Durante l'omelia Battaglia invoca la necessità di una purificazione spirituale e ripete questi tre verbi: annunciare, denunciare, rinunciare. «Annunciare la parola di verità, denunciare tutto ciò che è contro la logica dell'umano, tutto ciò che è violenza e morte, rinunciare a ogni forma di rassegnazione». Durante la messa le porte della chiesa di Ponticelli restano aperte, spalancate, quasi a voler accogliere chiunque possa sentire l'appello ad una società migliore. Don Mimmo volge lo sguardo verso gli adolescenti seduti ad ascoltare l'omelia, li ringrazia e cita don Lorenzo Milani «Ragazzi miei, a che serve avere le mani pulite se poi le avete in tasca? Sporcatele per la giustizia, per la verità e l'amore». Invita a non inginocchiarsi mai se non dinanzi a Dio e a chi soffre, sprona al coraggio dei sacerdoti «anche fino al martirio» e rivolge parole importanti alle istituzioni e alla politica «Serve una purificazione socio-culturale: non più vivere e pensare in termini di assistenzialismo. Non dobbiamo aspettare che gli altri ci aiutino ma dobbiamo costruire. La politica deve diventare progetto, sogno, profezia, non limitarsi ad amministrare altrimenti è avarizia. Deve essere vicina al senso del vivere».
Alza lo sguardo verso i fedeli, don Mimmo, e cita Martin Luther King «Non mi spaventa il rumore dei violenti ma il silenzio degli onesti». L'omertà uccide, ripete più volte, ricordando che a breve ricorre l'anniversario della morte e del sacrificio di Giovanni Falcone. «Questa terra, il Sud ha bisogno di riscatto senza retorica. Ora. E' questa l'ora della responsabilità». Le ultime parole dell'omelia di Don Mimmo Battaglia vengono accolte da un silenzio che dura pochi secondi, quasi a voler ascoltare ancora la potenza del messaggio. Poi la chiesa si riempie del suono delle mani che battono l'una contro l'altra, un lungo applauso. Mani che ora sanno che insieme si può costruire la pace. E che la speranza è più forte del rumore delle bombe.