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sabato 09 novembre 2024
 
Un progetto per il Sud
 

I beni della Chiesa a disposizione dei giovani per creare lavoro

09/02/2017  Da Napoli, dove vescovi e amministratori si sono confrontati sul futuro di tanti giovani del Mezzogiorno, si lancia un nuovo modello di lavoro: monumenti, beni culturali e ambientali, come le terre da coltivare, appartenenti alle chiese, diventeranno un luogo di lavoro. Alle Istituzioni il compito di redigere i bandi, accogliere le idee e assegnare i progetti. Monsignor Galantino: «È un delitto che le energie dei ragazzi stiano lì a morire o a pietire con il cappello in mano davanti al politico di turno».

(Nella foto, il cardinale Sepe, arcivescovo di Napoli, durante il convegno sui giovani organizzato alla Stazione marittima)

 

 

La Chiesa del Sud accoglie il grido dei giovani disoccupati e mette a disposizione i suoi beni per creare occupazione dedicata ai ragazzi. Napoli diventa capitale del Mezzogiorno e qui, dove per due giorni vescovi e addetti ai lavori si sono confrontati su quale possa essere futuro per i giovani nel Sud, si lancia un nuovo modello di lavoro. Nella Stazione Marittima di Napoli si sono riuniti i rappresentati della Conferenza episcopale italiana, a partire dal Cardinale Bagnasco presidente della Cei e dal segretario generale Galantino, le cento diocesi della Campania, Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna ma soprattutto il popolo degli under 35".

 

“Quello deve essere il popolo operoso che unito deve condurre i conduttori del Paese”. Le parole del Cardinale Angelo Bagnasco vengono pronunciate nella basilica di San Francesco di Paola a Piazza plebiscito, a pochi passi dai vicoli dei Quartieri Spagnoli dove centinaia di ragazzi ogni giorno si inventano una cosa nuova per sopravvivere. “Al Sud esiste una grande voglia di realizzazione dei nostri giovani, la fantasia creativa dovrebbe essere un valore aggiunto ed è un delitto che queste energie stiano lì a morire o peggio ancora stiano lì a pietire con il cappello in mano davanti al politico di turno”.

 

Con queste parole Monsignor Nunzio Galantino guarda con gioia al progetto che presto nascerà al Sud. Tutti i monumenti e i beni culturali ma soprattutto quelli ambientali come le terre da coltivare appartenenti alle chiese diventeranno il luogo di lavoro dei giovani. Il tutto però insieme alle istituzioni. Saranno loro a redigere i bandi che accoglieranno le idee e quindi assegneranno i progetti. E saranno sempre le istituzioni ad assegnare i posti di lavoro attraverso i bandi di gara. “Vogliamo dare ai giovani un messaggio di fiducia perché nessuno, qualunque età abbia, deve arrendersi e restare ai bordi della vita - ha detto il Cardinale Bagnasco - ma non si può prescindere dalle istituzioni. O l'Europa ritrova la propria anima che non è quella dell'economia e della finanza ma è quella dei valori morali o farà sempre più fatica a camminare”.

 

Ogni anno l’Italia restituisce circa 4 miliardi di euro non spesi e nel nostro Paese i giovani che lavorano valgono 46,5 miliardi di euro, il 2,8% del Pil. “Il compito del Governo è fare in modo di creare condizioni perché queste energie forti che ci sono nel Sud possano rafforzarsi ulteriormente e coinvolgere, includere. È questo il senso del masterplan che abbiamo lanciato con il Governo Renzi e che portiamo avanti con determinazione con il Governo Gentiloni. Il punto chiave sia che dobbiamo rimettere in marcia l'economia del Sud nel suo insieme”.

 

Il ministro della Coesione territoriale e Mezzogiorno Claudio De Vincenti è sensibile all’argomento. Ma il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta mira invece ad una politica di “defiscalizzazione molto forte per il Mezzogiorno, perché Napoli e Palermo non hanno le stesse possibilità rispetto ai mercati del Nord e sopportano costi maggiori”. La Chiesa ancora una volta accende i riflettori sulla precarietà. Da anni, ormai, è questo il malessere delle generazioni nate negli anni ’80 e ‘90. Dovrebbero formare le famiglie di oggi e invece sono bloccate. “Non è possibile, fare famiglia - sottolinea Bagnasco - un lavoro che non ha una sua stabilità ma ha un precariato temporale impedisce una progettualità. Ed è molto grave perché i giovani vogliono farsi una famiglia sentono il bisogno di avere dei figli. Impedire loro una progettualità familiare è una cosa grave che fa male al paese intero”.

 

I giovani nella fascia d’età 15-29 anni che non studiano e non lavorano (Neet) sono 2.349.000. Ad oggi l’aumento c’è stato e rispetto al 2007, quando erano 1.788.000, è stato rilevante facendo registrare un più 31,4%. Il picco più elevato è stato raggiunto nel 2014 con 2.413.000. Il mancato inserimento dei Neet nel mercato del lavoro si traduce quindi per l’Italia in un costo per perdita di produttività di circa 21 miliardi di euro, pari all’1,3% del Pil. Il primo obiettivo deve essere "quello di evitare la desertificazione sociale del Sud" con giovani diplomati e laureati costretti ad andare via dai loro paesi per vivere. Il presidente della giunta regionale della Campania, Vincenzo De Luca, ha rilanciato, alla presenza del ministro Claudio De Vincenti, la proposta di assunzione di 200mila giovani con uno stipendio iniziale di 900 euro da impiegare nella pubblica amministrazione, dove l'età media è alta.

 

De Luca vuole “risorse uguali dalla Piemonte alla Sicilia” e proprio in questo contesto che dunque bisogna rendersi conto che, come ha sottolineato Monsignor Galantino, occorre “prendere coscienza che il Sud esiste e che ha immense risorse che non vengono valorizzate si tratta di un impoverimento”, lo stesso che si subisce ogni volta che una professionalità va via dal Sud. “Mi piacerebbe dire ‘vietato emigrare’ - prosegue Galantino - ma è anche vero che quando i giovani bussano la prima, la seconda, la terza porta e qualcuno purtroppo risponde con ricatti, con proposte indecenti sul piano morale, ai nostri ragazzi, purtroppo, tante volte non rimane che andar via”. L’augurio quindi, per i giovani del Sud è quello di non partire ma di arrivare o meglio, di ritornare. Di disfare quelle valige di cartone che rappresentano solo precarietà. E di considerare i porti del Sud quelli dove ancorare il proprio progetto di vita.

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