Contro l’ordinanza che vieta il lavoro nei campi dalle 12
alle 16, le stanno provando tutte, ma senza successo. Alcuni imprenditori del settore agricolo nel
Comune di Nardò, scontenti della decisione del sindaco, Pippi Mellone, di
tutelare i lavoratori costretti finora a lavorare anche sotto il caldo torrido,
avevano impugnato la delibera n. 269 del 14 luglio davanti al Tar e,
contemporaneamente, avevano presentato ricorso gerarchico – di solito
alternativo al ricorso al tribunale amministrativo - anche al prefetto. Sia il
Tar che la prefettura di Lecce, però, hanno dato torto ai sette imprenditori
ritenendo, l’uno, che l’ordinanza del sindaco sia adeguatamente motivata e
giudicando, l’altra, inammissibile il ricorso.
La terza sezione del Tar di Lecce, presieduta da Luigi
Costantini, si è dunque schierata per la salvaguardia della salute dei
lavoratori e ha suggerito alle aziende, che lamentano un danno dall’interruzione
del lavoro serrato di raccolta di angurie e pomodori, di recuperare in orari
più consoni il tempo di sospensione rispettando, in ogni caso, i contratti
nazionali di lavoro.
Intanto, mentre il Senato approva il ddl sul
caporalato e in attesa che il provvedimento passi alla Camera, l’ordinanza del
sindaco di Nardò diventa un precedente importante che potrebbe essere “copiato”
da altre amministrazioni comunali interessate alla salute dei lavoratori –
immigrati e italiani – impegnati sul loro territorio.
La delibera ha valore nei
mesi più caldi e scade il 31 agosto. Per settembre però, il sindaco Mellone ha già convocato un tavolo di lavoro per
affrontare per tempo le criticità del lavoro stagionale del prossimo anno in
modo che non possa più trovare spazio lo sfruttamento di chi è in stato di
bisogno.