Il Conte bis nasce certamente all’insegna della discontinuità rispetto al precedente governo, sebbene uno dei due motori e il pilota siano rimasti gli stessi. Il premier guida un esecutivo non più basato su un contratto ma su un’alleanza, su due forze politiche tese a creare “un amalgama” come ha spiegato lui stesso, un progetto condiviso che dovrebbe portare il Paese fuori dalle secche in cui si trova attualmente.
Ce la farà il “Conte alla rovescia”, come lo ha definito Massimo Gramellini sul “Corriere della sera”? Ce lo auguriamo tutti per il bene del Paese, naturalmente. Il suo punto di forza è l’essersi liberato di Salvini, della Lega e della sua Bestia, che nella precedente formazione, attraverso la leva del ministro degli Interni, gli levava luce e rosicchiava consensi ai Cinque Stelle, la forza politica di cui è espressione. L’abilità con cui il presidente del Consiglio si è scrollato di dosso un simile “baco” è stata notevole, quasi andreottiana diremmo, e ne ha rivelato inaspettate doti politiche. Il resto lo hanno fatto la capacità e la lungimiranza del Capo dello Stato, che tra le altre cose buone ha favorito la nomina di Luciana Lamorgese, figura di “civil servant” esemplare per esperienza e competenza. Il prefetto riporterà il Viminale ai suoi compiti, che sono quelli di garantire ordine e sicurezza laddove ce n’è veramente bisogno, senza utilizzarlo come strumento di propaganda elettorale a colpi di tweet e post in vista delle prossime elezioni, e senza invelenire il Paese con l’odio verso migranti, rom e altri poveri disgraziati utili solo per gonfiare la pancia del Paese e a costituire da “nemico” per alimentare la macchina del consenso (un grande classico di tutti gli aspiranti tiranni e dittatori o al servizio di dittatori).
Ma la sfida che ha davanti il nuovo esecutivo è difficile e complessa. Si ha quasi l’impressione che i nuovi protagonisti non se ne rendano conto. Se il governo si pone come obiettivo quello di traghettare l’attuale maggioranza politica fino alle elezioni del nuovo capo dello Stato e arrivare alla scadenza naturale della legislatura non avrà vita lunga. Salvini e gli altri sovranisti hanno perso consenso, grazie all’incredibile serie di errori del rodomontesco leader della Lega, ma sono pur sempre maggioranza del Paese, specie se alleata con quella maggioranza smarrita che non è andata al voto. Pronti a riempire la piazza e ad approfittare delle debolezze del Conte bis.
Due partiti fragili e molto friabili, attraversati da tensioni di ogni tipo devono superare la sfida d’autunno: la sterilizzazione dell’Iva per evitare il deperimento dei consumi, il rilancio del lavoro e delle imprese, la ripresa dei cantieri e delle infrastrutture, la lotta all’evasione fiscale e tutta una serie di provvedimenti tesi a favorire le famiglie italiane. A cominciare da quell’assegno unico per le famiglie che è condiviso da tutti i partiti dell’arco costituzionale, dalla lega al Pd, unica risposta al declino demografico che in Italia ha assunto proporzioni tragiche. Una delle vere emergenze del Paese.