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giovedì 12 settembre 2024
 
 

Nasce un nuovo Dicastero per famiglia, laici e vita

22/10/2015  Lo ha annunciato il Papa giovedì 22 ottobre, intervenendo nella sessione pomeridiana del Sinodo dei vescovi. Intanto si lavora alla relazione finale. Che - è l'auspicio e l'obiettivo concreto di molti - si spera venga votata all'unanimità.

Il Papa ha annunciato che costituirà un Dicastero per  laici, famiglia e vita. Intervenendo brevemente al Sinodo dei vescovi nel pomeriggio di giovedì 22 ottobre Bergoglio ha così confermato ciò che era stato proposto dal Consiglio dei cardinali che lo sta aiutando nella riforma della Curia, noto come C9. Il nuovo Dicastero accorpa i Pontifici consigli dei laici e della Famiglia e comprenderà al suo interno anche la Pontificia Accademia per la vita. Intanto in serata ai padri sinodali è stata consegnata la prima bozza della relazione finale preparata dalla commissione dei dieci padri sinodali nominati dal papa. A quanto si apprende è composta da un centinaio di pagine sulle quali venerdì mattina i padri potranno presentare osservazioni scritte.

Al Sinodo si lavora affinché questa relazione sia approvata all’unanimità. Il documento sarà letto sabato mattina in aula e votato poi nel pomeriggio. Sarà un documento che conterrà tutto il dibattito articolato, non privo di difficoltà e contrasti, ma, come abbiamo potuto vedere in queste settimane, ricchissimo di spunti da parte di un assemblea che ha cercato l’unità tenendosi lontano dalla conformità. Non darà risposte su tutto. Forse chiederà al Papa di pronunciarsi con un’ autorevolezza magisteriale più completa su alcuni argomenti. Tuttavia sulle conclusioni del Sinodo avranno effetto sicuramente le parole di Bergoglio sul decentramento della Chiesa, sul ruolo del vescovo e anche il suo desiderio, espresso già nella Evangelii Gaudium, che alle Conferenze episcopali sia concessa una qualche autorità dottrinale.

I punti delicati sono molti e ogni continente ne ha di specifici. C’è il problema dei matrimoni misti, che in regioni dove manca il matrimonio civile, diventa cruciale  se sconsigliarli o no. C’è il problema in Africa del matrimonio tradizionale, spesso a tappe, legato alla dote per la famiglia della sposa, che diventa una sorta di merce acquistata dalla famiglia del marito, questione che si può affrontare solo localmente, per qualcuno arrivando adddirittura all’elaborazione di un diritto canonico africano. L’Africa è un grumo di problemi per il matrimonio cristiano e tutto ciò che consegue, ma è difficile individuare soluzioni a livello globale.

Al Sinodo è stato detto con chiarezza che bisogna essere flessibili non con la dottrina, ma con la pastorale e la logica è quella di occuparsi delle persone e non della purezza delle elaborazioni teologiche. A questo proposito si sono visti confronti memorabili tra i padri sinodali più esperti di teologia. C’era chi citava San Tommaso a sostegno una tesi e chi lo stesso San Tommaso per contrapporne un’altra. E chi, sorridendo, commentava ricordando le dispute tra san Tommaso e San Bonaventura, sommi teologi di schieramenti opposti, ma entrambi santi per la Chiesa.

Al Sinodo si è visto tanta voglia di cambiamento, ma anche la paura di cambiare. Insomma al Sinodo si è discusso del Vangelo, della dottrina e del futuro della Chiesa. Molti hanno ricordato la frase di Angelo Roncalli che contro pareri curiali autorevoli ha convocato il Concilio Vaticano II: “Ecclesia sempre reformanda”. E quasi tutti, se si esclude una piccola pattuglia di irriducibili, hanno concordato che la dottrina è come tetto di una casa che ha muri e tutto il resto costruiti con diverse tecniche, ma tutti indispensabili per farla stare in piedi.

Tra i temi più sensibili la comunione ai divorziati risposati. Ma attorno ad essa vi sono corollari di importanza non indifferente, tutti presi in considerazione nello straordinario lavoro dei gruppi in cui per ore e ore i padri sinodali si sono confrontati appassionatamente. Qualcuno ha chiesto di dare almeno un segnale, per esempio togliere il divieto ad essi di leggere le letture durante la Messa o di partecipare al Consiglio pastorale. Altri hanno messo in luce la contraddizione tra l’invito ad  educare comunque cristianamente i figli e il divieto a fare il padrino o la madrina al Battesimo o alla Cresima. Sulla comunione i pareri sono differenti. C’è il no assoluto e qualche apertura. Un gruppo di studio di lingua inglese ha  chiesto addirittura che la questione venga affrontata in un Concilio, perché un Sinodo non basta.

La maggioranza sembra tuttavia orientata a trovare una soluzione ricorrendo alla valorizzazione del “foro interno”, formula canonica ecclesiastica che significa  considerare  la coscienza della persona con l’aiuto di un padre spirituale e poi una decisione del vescovo. Su questa soluzione concorda anche il cardinale Gerhard Ludwig Müller, il prefetto della dottrina della fede, che ha votato in tale senso un emendamento che verrà proposto per il documento finale, insieme al cardinale Kasper e al cardinale di Vienna Schoenborn. La soluzione proposta insomma è quella di esaminare caso per caso. Il Sinodo sta dimostrando tuttavia che non ci sono soluzioni facili e generalizzate, ma che sotto la guida del vescovo e di sacerdoti designati si possono affrontare le singole situazioni individuando criteri comuni secondo la virtù di prudenza ed educando al contempo le comunità cristiane all’accoglienza, molto più di quanto si è fatto finora.



 
 
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