È un braccio di ferro che si trascina da quasi tre anni. Da una parte la "Fondazione Cuore Immacolato di Maria rifugio delle anime" cui diede impulso la mistica Natuzza Evolo (1924-2009, Serva di Dio dallo scorso 6 aprile). Dall'altro, monsignor Luigi Renzo, attuale vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, diocesi nel cui territorio rientra Paravati, luogo natale della Evolo. L'una difende il proprio assetto e lo statuto così come li volle Natuzza e così come li approvò l'allora vescovo, monsignor Domenico Tarcisio Cortese. L'altro invece impone modifiche e da ultimo chiede in comodato d'uso gratuito alla diocesi per 99 anni, tacitamente rinnovabili, la chiesa costruita grazie alle offerte dei devoti, pronta da due anni e non ancora consacrata.
«La nostra non è una chiusura, ma al contrario una riapertura. Però non potevamo dare per 99 anni in comodato d’uso la chiesa, questo è il problema. Il percorso, se lo facciamo, lo facciamo assieme. A noi non interessano le proprietà, né essere una Fondazione civile per gestire la Casa di riposo e il Centro congressi. Non ci interessa questo. A noi sta a cuore conservare l’identità di Mamma Natuzza e andare avanti con il progetto, assieme alla Chiesa e non fuori dalla Chiesa». Così il presidente della Fondazione, Pasquale Anastasi, spiega la nota diramata dal consiglio d’amministrazione da lui guidato, riunitosi il 27 giugno per discutere dell’ultima proposta del vescovo Renzo riguardo al comodato. La richiesta-ultimatum del presule, fa osservare Anastasi, va appunto legata all'acceso confronto per le mancate riforme statutarie richieste da Renzo, subordinando a queste ultime la consacrazione dell’edificio sacro.
Nella lettera di risposta a monsignor Renzo si spiega, in particolare, che il direttivo «ha deliberato di non poter adottare soluzioni che snaturino l’identità della Fondazione e contrastino con i suoi scopi umanitari», e che, di conseguenza, lo stesso organo «ha deciso di dare ampia comunicazione alle autorità competenti, ecclesiastiche e civili, delle vicende che hanno caratterizzato gli ultimi anni della vita della Fondazione». «Abbiamo fatto il resoconto - specifica il presidente Anastasi - e già sono stati spediti i documenti e la relazione di tutto quello che è stato fatto in questi ultimi anni. Insomma, della vita recente della Fondazione, di tutte le attività e le cose che sono state realizzate, del Centro congressi e quant’altro. Il tutto è stato inviato alle autorità ecclesiastiche, a Roma, e a quelle civili, al ministero dell’Interno
Monsignor Luigi Renzo, vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, lo scorso 6 aprile a Paravati (Vibo Valentia) per l'apertura della fase diocesana della causa di beatificazione di Natuzza Evolo (in alto in una foto che la ritrae da giovane). In copertina: la tomba della mistica.
La Fondazione spera che il tutto si risolva nel migliore dei modi e che le parti vengano chiamate a Roma per un approfondito quanto sereno confronto e per trovare una soluzione convidisa e definitiva. L’ultimatum del vescovo è scaduto il 30 giugno; salvo colpi di scena, quindi, si dovrebbe registrare l'avvio delle procedure «per la revoca definitiva alla Fondazione del decreto di “religione e di culto” e di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto». Scelta che rischia di cancellare per sempre l’opera creata dalla Evolo sulla base dei suoi colloqui mistici.
La diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, tra l’altro, recentemente ha attirato l’attenzione dei media per l’apertura di un’inchiesta da parte della Dda di Catanzaro sul segretario particolare del vescovo Renzo, don Graziano Maccarone, e su un altro sacerdote di Vibo Valentia, don Nicola De Luca, in seguito alla quale è stato chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di estorsione aggravata dalle modalità mafiose. A una prima nota della diocesi in difesa dei due preti, che parlava di «alterazione della realtà», è seguito l’intervento in prima persona del procuratore Nicola Gratteri che ha precisato dettagliatamente la rigorosità del metodo d’inchiesta e l’attendibilità degli elementi raccolti, senza «alcuna alterazione o artificio». La diocesi ha quindi emesso un altro comunicato, manifestando «piena fiducia nella giustizia».
Tornando al conflitto tra il vescovo e la Fondazione di Natuzza, i tanti devoti della Evolo, sparsi per il mondo, dal canto loro, temono che il protrarsi della crisi rallenti il processo di beatificazione della mistica e la consacrazione della nuova chiesa.