Aumentano in Italia i suicidi per cause economiche. Nei primi 9 mesi di quest’anno nel nostro Paese c’è stato un incremento del 59,2% rispetto allo stesso periodo del 2013. E per la prima volta, da quando Link Lab, il Laboratorio di Ricerca Socio-Economica della Link Campus University di Roma ha istituito l’Osservatorio suicidi per crisi economica (2012), il numero maggiore di vittime si concentra tra i disoccupati e non tra gli imprenditori.
Sono infatti 164 gli episodi tragici monitorati dall’Università romana da gennaio a fine settembre, contro i 103 dello scorso anno nello stesso periodo. Gli 82 suicidi tra le persone disoccupate, esattamente il doppio rispetto allo stesso periodo del 2013, hanno modificato per la prima volta la triste graduatoria legata alla condizione lavorativa delle vittime, sino a oggi condotta dagli imprenditori (67 casi nei primi 9 mesi del 2014).
I dati della ricerca, che vanno comunque presi “con le pinze” perché le motivazioni di una scelta suicidaria non sono sempre chiaramente definibili, oltre a evidenziare il sorpasso dei disoccupati sugli imprenditori, ci dicono che si sta abbassando l’età media delle vittime: il 36,6% dei suicidi di quest’anno riguarda la fascia tra i 45 e i 54 anni, mentre i 55-64enni - che solo lo scorso anno rappresentavano la casistica più frequente - registrano un’incidenza minore anche rispetto ai 35-44enni (22,6%). Inoltre tra i disoccupati l’incidenza tra i giovani è quasi doppia rispetto al dato generale (le vittime disoccupate entro i 34 anni sono il 13,4%, contro il 7,3% dell’intero campione).
L’indagine del Link Lab conferma invece che sono quasi esclusivamente i maschi ad essere coinvolti in condotte suicidarie: tra le vittime infatti 154 sono uomini e solo 10 sono donne. Il Veneto è la regione che conta il maggior numero di casi (26), seguita dalla Lombardia, che è passata da 6 a 21 suicidi e dalla Campania con 19 (erano 10 nello stesso periodo del 2013). Poi Emilia Romagna e Toscana (12), Liguria (11), Marche (10), Sicilia (9), Abruzzo (8), Lazio, Puglia, Sardegna, Umbria (6). Uno dei pochi segnali positivi arriva dal Piemonte che registra un calo dei casi (da 10 a 4). Complessivamente negli ultimi 3 anni si sono verificati 70 episodi di suicidio in Veneto, il 17,4% del totale; a seguire la Campania con 44 casi, la Lombardia con 38, la Sicilia con 32.
Considerando le aree geografiche del Paese, si stabilizza il livellamento del fenomeno registrato già nel 2013, non più caratteristica esclusiva del Nord Italia: al Nord-Est (24,4% del totale) si affianca il Sud, in tragica crescita (23,2%), il Nord-Ovest (22,6%), il Centro (20,7%). Se si analizzano i dati relativi ai 3 anni monitorati dal Laboratorio di ricerca socio-economica della Link Campus, si nota come il numero più elevato di imprenditori e titolari d’azienda si riscontri nel Nord-Est con 62 casi, oltre il doppio dei casi rispetto a Centro (36), Nord-Ovest (35), Sud (31) e Isole (19). Nelle regioni meridionali invece prevale il numero di vittime tra i disoccupati: sono 41 infatti i casi registrati al Sud, contro i 39 del Centro, i 37 del Nord-Ovest, i 26 delle Isole e i 25 del Nord-Est.
Anche quest’anno è aprile, mese di bilanci per le aziende, il periodo in cui si denuncia il numero più elevato di suicidi (26), seguito da luglio (24), periodo in cui si pagano le tasse. Infine tra gennaio e settembre 2014 è più che raddoppiato il numero dei tentati suicidi rispetto allo stesso periodo del 2013.
Va comunque ricordato che l’Italia resta uno dei Paesi europei e al mondo in cui il fenomeno suicidario ha minor incidenza rispetto al totale della popolazione. Ai primi posti si collocano storicamente i paesi del Nord e dell’Est Europa, e il Giappone. Agli ultimi posti stanno invece Spagna, Italia appunto, e Grecia, nonstante la crisi economica.