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Nè jihad nè crociate; è ancora vivo lo spirito di Assisi

09/09/2014  Andrea Riccardi leader della Comunità di Sant'Egidio sintetizza contenuti e prospettive dell'Incontro internazionale delle religioni per la pace svolotosi ad Anversa, in Belgio.

Anversa, Belgio
Dalla nostra inviata speciale

È ancora attuale lo spirito di Assisi? Se lo chiede Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio, facendo il punto dell’incontro che ha riunito ad Anversa oltre 350 leader religiosi e oltre tremila giovani. Visto lo scenario di crisi mondiale, di guerre che esplodo ovunque, bisogna chiedersi come rispondere a tutto ciò, come rispondere a un mondo che sta riabilitando i conflitti. Il punto nodale è “fare lo sforzo di scoprire le motivazioni concrete all’origine delle guerre”, dice Riccardi. Non solo, oltre a “scoprire e mettere in luce le motivazioni politiche che stanno dietro i conflitti, bisogna denunciare l’uso della religione come ultima ideologia vivente”.

E allora, proprio ad Anversa, che è città multiculturale, delle moschee, delle sinagoghe, delle chiese cristiane, si riparte dalla considerazione della complessità del mondo e di quanto sta accadendo. “Il mondo globale non è adatto ai terribili semplificatori che parlano così facilmente di guerre di religione. Non è jihad contro crociata”.

Andrea Riccardi. Foto gentilmente concessa dalla Comunità di Sant'Egidio.
Andrea Riccardi. Foto gentilmente concessa dalla Comunità di Sant'Egidio.

Ed è per questo che è importante tentare di capire cosa sta accadendo e esercitare l’arte del dialogo. La stessa proposta di Peres, di una Onu delle religione, spiega Riccardi, “dice due cose fondamentali: da un lato quanto siano centrali le religioni. Dall’altro che è necessario un contatto permanente, a livello locale e globale. In un mondo complesso ci vuole una nuova strategia: che le religioni non siamo mai sole, ma sempre insieme”.

E mentre ricorda “anche alcuni nostri amici sequestrati in Siria come “i vescovi ortodossi  Mar Gregorios Yohanna Ibrahim  e Paul Yazigi e il gesuita Paolo Dall’Oglio”, Riccardi ci tiene a sottolineare che “sono soprattutto i musulmani a essere uccisi da altri musulmani. Per questo non è vero che siamo di fronte a guerre di religione, non siamo alla jihad conto le crociate”, ripete. “E dobbiamo capire bene le dinamiche che guidano i gruppi estremisti e lo stesso uso che fanno dei media”. L’uccisione dei cristiani, per esempio, soprattutto in Nigeria, a opera dei Boko Aram, serve soprattutto a fare notizia, “perché finché venivano uccisi solo i musulmani nessuno parlava di loro”. Per questo bisogna stare attenti a non farsi strumentalizzare.

Studio, confronto, dialogo. Gli antidoti alle guerre sono soprattutto questi. Sapendo che il quadro non è tutto nero. Riccardi ricorda, “nella distrazione che si è verificata anche su questo fatto, che la vicenda di Mindanao è stata risolta grazie alla mediazione della confraternita indonesiana della Muhammadiyah e dalla Comunitá di Sant’Egidio;  il dialogo interreligioso in Africa pone argini ai conflitti”. Il fondatore della Comunità richiama anche l’Europa – che da oltre 50 anni è senza guerre – a esportare la pace. “L’Europa, con tutti i suoi limiti, è culla del diritto umanitario. Il dialogo va ravvivato e mi auguro che la prossima Commissione Europa discuta con i leader religiosi di queste tematiche”. Su, tutto, da Anversa, torna in primo piano la necessità del dialogo. A partire dal basso, dalle strade, dalle “scuole primarie, dai mercati, dalle metropolitane”. Il dialogo, conclude Riccardi, “non si fa nelle università”. Anche perché deve raggiungere quei ragazzi, quei giovani che, fra miseria e ignoranza sono tentati da un fanatismo che appare loro come l’unica, facile, via di uscita.

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