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martedì 26 settembre 2023
 
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Negli Usa democratici sconfitti, ma non umiliati. Ora si aprono i giochi per la Casa Bianca

10/11/2022  Nelle elezioni di Midterm i repubblicani conquistano la maggioranza alla Camera, ma al Senato il risultato resta incerto. Sconfitti vari candidati appoggiato da Trump, che sogna di tornare alla presidenza. Ma in Florida emerge la stella Ron De Santis

Nelle elezioni di metà mandato dell’8 novembre i democratici hanno evitato la sconfitta schiacciante che molti temevano, ma rischiano comunque di perdere il controllo del Congresso. La Camera dei Rappresentanti avrà una maggioranza repubblicana, mentre gli equilibri del Senato sono ancora da decidere, anche perché lo stato della Georgia  andrà a un ballottaggio il prossimo 6 dicembre. In ogni caso la vittoria dei repubblicani non avrà le proporzioni del trionfo, i democratici mantengono le loro posizioni e vincono anche un seggio del Senato in Pennsylvania grazie alla vittoria di John Fetterman, 53 anni, uscito trionfatore nonostante un grave ictus che lo aveva colpito alcuni mesi fa. Una storia di rinascita che piace molto all’opinione pubblica americana.

Gli osservatori sono concordi: l’onda rossa (il rosso è il colore dei repubblicani) non c’è stata. Al massimo una increspatura. O un’onda "rose". Il presidente Joe Biden se la cava meglio dii molti suoi predecessori usciti pesantemente sanzionati dalla elezioni di metà mandato, spesso considerate come un referendum sull’operato del presidente. Andò molto peggio per Barack Obama nel 2010 e per Bill Clinton nel 1994. Anche Trump nel 2018 fu sanzionato dagli elettori. Tuttavia un Congresso a maggioranza repubblicana o con un Senato diviso a metà frenerà lo slancio riformatore di Biden. “Un Congresso diviso provocherà un abbassamento della produttività legislativa e una propensione della presidenza a governare ancora di più attraverso decreti esecutivi”, prevede Mario Del Pero, professore di Storia internazionale a SciencesPo, Parigi, dove insegna corsi sugli Stati Uniti nel mondo, la guerra fredda e la storia globale del XX/XXI secolo. “Il voto”, secondo Del Pero, “conferma la polarizzazione in due campi contrapposti della politica americana ed emerge l’immagine di una democrazia affaticata”.

Di fatto, archiviate le elezioni dell’8 novembre, si aprono giochi per la corsa alla Casa Bianca nel 2024. Biden non esce umiliato, ma resta il dubbio sulle sue capacità di tenuta, anche dal punto di vista psicofisico, per un eventuale nuovo mandato. Appare molto debole anche la figura della sua vice, Kamala Harris. Per ora altri eventuali aspiranti democratici alla presidenza restano sotto traccia.

Nel partito repubblicano pesa invece l’ombra ingombrate di Donald Trump. L’ex presidente sogna la rivincita sulla sconfitta del 2020 (anche se lui e diversi milioni di americani sono convinti che la vittoria fu “rubata”) e ha detto che il 15 novembre farà un grande annuncio dalla sua residenza in Florida. Ma proprio dalla Florida emerge l’astro nascente del partito repubblicano. Ron De Santis, 44 anni, lontane origini italiane, è stato riconfermato governatore dello stato e non nasconde le sue ambizioni per la presidenza. Conservatore duro e puro, De Santis non però un trumpiano e infatti l’ex presidente lo detesta. Nei giorni scorsi Trump ha storpiato il suo nome in “Sanctimonious” (bigotto) e si è spinto ad allusioni da gangster della politica dicendo: “Di De Santis conosco cose poco lusinghiere che non sa neppure sua moglie”.

La rabbia di Trump è alimentata anche dalle sconfitte subite da alcuni candidati che lui aveva fortemente spalleggiato. Come Mehmet Oz, il candidato repubblicano al Senato in Pennsylvania. Di fronte alla sconfitta Trump si è scagliato contro i suoi collaboratori e anche contro la moglie Melania, colpevoli, a suo dire, di avergli consigliato l’appoggio a un candidato perdente.

(nella foto: John Fetterman)

 
 
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