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lunedì 14 ottobre 2024
 
Sanremo 2018
 

I Negramaro a Sanremo: «Il desiderio di diventare padri ci ha fatto ripartire»

01/02/2018  La band è stata sul punto di sciogliersi. E invece dalla crisi è nato “Amore che torni”, un disco in cui, spiega Giuliano Sangiorgi, «abbiamo ritrovato il bambino che c’è in noi». E ora sono tra gli ospiti della kermesse canora

Le stelle e i pianeti proiettati sul soffitto a volta del planetario di Pino Torinese si muovono vorticosamente, mentre risuonano le canzoni dell’ultimo disco dei Negramaro, Amore che torni. Una presentazione originale per sottolineare la ritrovata armonia all’interno del gruppo salentino, dopo un brutto litigio che ha rischiato di porre fine alla loro avventura e che invece si è trasformato in linfa creativa, come spiega Giuliano Sangiorgi, ancora una volta autore e cantante di tutti i pezzi. 

«In un gruppo di sei persone che condividono tutto da tanti anni è normale non trovarsi d’accordo. Ma stavolta ho sentito il bisogno di staccare davvero. Per due mesi sono stato a New York senza sentire nessuno. Poi sono tornato, ho incontrato Andrea (Mariano, il tastierista, ndr) e gli ho parlato di una nuova canzone che avevo scritto sul mio desiderio di diventare padre. In quel momento lui mi ha rivelato che sua moglie aspettava una bambina. Non c’è stato bisogno d’altro: ci siamo abbracciati e tutto è ricominciato».

Nei due mesi americani, Giuliano ha vissuto da solo, ripensando ai motivi che avevano scatenato la crisi nel gruppo. «Il successo ti porta a dare tutto per scontato. Ho avuto paura di non ritrovare più i sogni di quel bambino che al sabato pomeriggio si rinchiudeva nella sua stanzetta, metteva il 33 giri di Rattle and Hum degli U2 di cui aveva disegnato le sagome sul muro, indossava un paio di occhiali da sole e una bandana, faceva finta che la sua racchetta fosse una chitarra, e poi cantava tutto il disco».

Poi confessa: «Mentre vedevo quelle immagini di stelle e pianeti ho ripensato a mio padre. E ho pianto». Gianfranco Sangiorgi è morto nel 2013. Fu lui a mettere una chitarra vera in mano al figlio: «Papà ne aveva una vecchia e senza corde: io la sistemai come potevo con degli elastici, registrai Smoke on the water dei Deep Purple su una cassetta e gliela feci trovare in macchina. Quando la sentì, fece subito retromarcia e mi portò in un negozio per comprarmi una chitarra vera. Ha creduto in me e mi ha cambiato la vita». 

«Quando se ne è andato», continua, «mi sono sentito svuotato dal dolore. Ma poi è arrivata un’altra sensazione che mi faceva vergognare di me: sentivo che non mi mancava più e che per reazione mi era tornata una gran voglia di vivere. Così ho scritto Pezzi di te, una canzone in cui ho lasciato andare mio padre per sempre. Anche se oggi ho di nuovo pianto per lui».

Giuliano è un compagnone, gli piace organizzare grandi tavolate in cui cucina per tutti, ma nei due mesi a New York per la prima volta ha capito cos’è la solitudine.

«Una sera mi trovavo sul ponte di Brooklyn. Erano i giorni successivi all’elezione di Trump, quando si parlava della costruzione del muro con il Messico. Di colpo mi sono sentito anch’io un immigrato solo e impaurito. Così è nata Per uno come me, in cui immagino due naufraghi che proprio mentre stanno per affogare si giurano amore eterno. Non sono un politico, sono un artista e prima di tutto un essere umano. E quindi di fronte a due persone che semplicemente desiderano invecchiare insieme non puoi reagire con cinico distacco: prima ti butti in acqua per salvarli e poi pensi alle soluzioni politiche».

La solitudine che ha attanagliato il cantante negli Stati Uniti gli ha fatto capire anche cosa ha passato mamma Carmelina quando è rimasta vedova. «Io e i miei fratelli volevamo spronarla a reagire, a fare in modo che non invecchiasse da sola a 59 anni. Non avevo capito che ci sono momenti della vita in cui non si può far altro che stare soli». Ancora oggi è lei, insegnante di Lettere al liceo, ad ascoltare per prima buona parte delle canzoni del figlio. «Sì, ci tengo molto alla sua opinione, come a quella dei miei fratelli. Sono tutti avvocati e lavorano per noi».

La grande famiglia dei Negramaro si è ulteriormente allargata con l’ingresso di Maria Sole, la nipotina di sei anni di Giuliano, figlia del fratello Salvatore: è suo il ritratto sulla copertina del disco ed è sua la voce che ascoltiamo nel singolo Fino all’imbrunire e nella canzone che chiude l’album, Ci sto pensando da un po’. «Ricordo quando nel 1990 uscì Le nuvole di Fabrizio De André», racconta Giuliano. «Io andavo avanti a pane e rock e sentire un disco iniziare con una vecchietta che sussurrava delle parole fu uno shock che cambiò la mia idea della musica. Così ho voluto rendergli omaggio, usando però la voce di una bambina. Maria Sole è stata fantastica: abbiamo iniziato registrando piccole parti. Ma una sera mi ha chiesto di portarla nel nostro studio di registrazione. Ho fatto la prova microfono e lei mi ha recitato d’un colpo tutto quello che si sente sul disco. Non volevo crederci. Per questo ho deciso di mettere la sua voce all’inizio e alla fine del nostro disco: perché il bambino che è in noi non se ne vada piùˆ.

(Foto in alto: Giuliano Sangiorgi, Ansa)

 

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