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lunedì 16 settembre 2024
 
 

«Nei santuari il pellegrino è a casa sua»

21/01/2016  Il Papa chiude il Giubileo degli operatori dei pellegrinaggi, primo grande evento dell'Anno Santo della Misericordia con una lezione sulla religiosità popolare che va promossa e valorizzata.

Il santuario della Madonna di Pompei. Foto Ansa. Nella copertina: pellegrini arrivano davanti al santuario di Santiago de Compostela, in Galizia (Spagna). Foto Reuters. In alto: un momento dell'udienza del Papa con chi lavora nei santuari. Foto Ansa.
Il santuario della Madonna di Pompei. Foto Ansa. Nella copertina: pellegrini arrivano davanti al santuario di Santiago de Compostela, in Galizia (Spagna). Foto Reuters. In alto: un momento dell'udienza del Papa con chi lavora nei santuari. Foto Ansa.

La religiosità popolare va sempre promossa e valorizzata e “andare pellegrini ai santuari è una delle espressioni più eloquenti della fede del popolo di Dio, e manifesta la pietà di generazioni di persone, che con semplicità hanno creduto e si sono affidate all’intercessione della Vergine Maria e dei Santi”. Bergoglio fa lezione al Giubileo degli operatori dei pellegrinaggi e spiega che “questa religiosità popolare è una genuina forma di evangelizzazione, che ha bisogno di essere sempre promossa e valorizzata, senza minimizzare la sua importanza”. Dà il via con l’udienza ai rettori dei santuari, parroco e operatori del turismi religioso al primo dei cosiddetti grandi eventi del Giubileo, tre giorni di preghiera e di riflessione.

Il santuario della Natività a Betlemme, in Terra Santa. Foto Ansa.
Il santuario della Natività a Betlemme, in Terra Santa. Foto Ansa.

Papa Francesco spiega il senso del pellegrinaggio e il ruolo del santuari: “Nei santuari la nostra gente vive la sua profonda spiritualità, quella pietà che da secoli ha plasmato la fede con devozioni semplici, ma molto significative. Pensiamo a come si fa intensa, in alcuni di questi luoghi, la preghiera a Cristo Crocifisso, o quella del Rosario, o la Via Crucis… Sarebbe un errore ritenere che chi va in pellegrinaggio viva una spiritualità non personale ma di massa”. Sottolinea che chi entra in un santuario “sente subito di trovarsi a casa sua, accolto, compreso, e sostenuto”. La parola chiave per ogni rettore è dunque “accoglienza”. Sorride il Papa: “Con l’accoglienza ci giochiamo tutto”. Aggiunge che ci vuole anche “pazienza” e che l’accoglienza è  “davvero determinante per l’evangelizzazione”: “A volte, basta semplicemente una parola, un sorriso, per far sentire una persona accolta e benvoluta. Il pellegrino che arriva al santuario è spesso stanco, affamato, assetato. E tante volte questa condizione fisica rispecchia anche quella interiore. Perciò, questa persona ha bisogno di essere accolta bene sia sul piano materiale sia su quello spirituale. È importante che il pellegrino che varca la soglia del santuario si senta trattato più che come un ospite, come un familiare. Deve sentirsi a casa sua, atteso, amato e guardato con occhi di misericordia. Chiunque sia, giovane o anziano, ricco o povero, malato e tribolato oppure turista curioso, possa trovare l’accoglienza dovuta, perché in ognuno c’è un cuore che cerca Dio, a volte senza rendersene pienamente conto”. Poi il Papa ha accennato alla confessione: “I sacerdoti che svolgono un ministero nei santuari devono avere il cuore impregnato di misericordia; il loro atteggiamento deve essere quello di un padre”.

 
 
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