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venerdì 31 marzo 2023
 
Ecumenismo
 

«Sarebbe opportuno che i politici studiassero i libri sacri»

07/07/2018  Il metropolita Nektarios, vicario del Patriarcato di Costantinopoli, è a Bari a rappresentare il patriarca greco di Gerusalemme, Theophilos III. E reincontra il vecchio amico Bergoglio, conosciuto in Argentina, a Cordoba

Bari,

da uno dei nostri inviati

Ha conosciuto Bergoglio a Cordoba, in Argentina. Un’amicizia, tra l’allora semplice gesuita e il responsabile della comunità greca ortodossa, nel segno del rispetto reciproco e della comune testimonianza. Il metropolita Nektarios, vicario del Patriarcato di Costantinopoli, è oggi a Bari a rappresentare il patriarca greco di Gerusalemme, Theophilos III. Ed è accolto sulla soglia della basilica di san Nicola dall’amico di vecchia data, oggi papa Francesco.

Cosa si aspetta da questo incontro?

«Preghiamo insieme, perché la preghiera può “forzare” Dio. A Ninive, quando il profeta Giona predica la distruzione della città, la preghiera salva i cittadini di Ninive: “Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece”. Qui a Bari imploriamo Dio, siamo persone,  prima divise da muri, che si incontrano  - cattolici, ortodossi, copti... – e di fronte a un comune pericolo chiediamo insieme la pace. 50 anni fa questo incontro sarebbe stato impensabile, orientali e occidentali uniti a pregare Dio. Le religioni lo chiamano in modo diverso - Dio, Theos, Elohim o Alhamd Lilah, che per i musulmani vuol dire “Lode a Dio” -, ma è lo stesso Dio creatore per tutti. Speriamo che questa preghiera sia una pietra, piccola, su cui poggiare la grande costruzione della pace. Una pace che la gente vuole, una pace nel mondo, nelle nostre città, in famiglia. E dentro di sé. Non è possibile costruire la pace se non la portiamo dentro di noi».

Quanto i fondamentalismi minacciano questa pace?

«I fondamentalismi sono pericolosi sempre, in politica come nella religione. Tutto ciò che termina in ismo lo è, perché esprime un’ideologia rigida. Il fondamentalismo nella Chiesa, nella religione è tremendo, è la radice di tutti i mali. Ed è responsabilità dei leader religiosi insegnare a non essere fondamentalisti, ma tolleranti. Tolleranza è una parola magica: tutti hanno i loro diritti che vanno rispettati, in ogni parte del mondo».

E in Medio Oriente questo cosa significa?

«Nel mondo occidentale si è detto “Dio è morto, viva l’uomo”. Ma l’uomo non può sostituirsi a Dio. Si è ucciso Dio, nel senso che come Adamo ed Eva si è deciso che si può fare a meno di Dio. Ma se l’uomo occidentale ha assassinato Dio, quello orientale invece lo ha trasformato in un idolo, non è il Dio padre, ma colui che chiede sacrifici, castiga…Ecco io credo che l’uomo nel suo dna non abbia solo elementi chimici, ma anche un elemento divino, sconosciuto agli scienziati, che lo contraddistingue. Questo è l’elemento perduto che va riscoperto, sia in Oriente che in Occidente. E, quando si parla di Medio Oriente, questo elemento va tenuto in conto, anche dai politici, perché i libri sacri sono impastati con l’esistenza dei musulmani, dei cristiani, degli ebrei. E quando Bibbia, Vangelo, Corano sono malintesi possono trasformare le persone in mostri, capaci di ammazzare per la religione. Sarebbe opportuno che politici e diplomatici studiassero i libri sacri, perché la religione è nel nostro dna. Occorre conoscere, capire cosa dicono le religioni, e cercare il cammino comune che possiamo trovare in essi. Inoltre i politici dovrebbero tenere in conto, ascoltare le opinioni dei leader religiosi. Perché un leader può avere un potere enorme e con un’omelia, una predica può indirizzare il suo popolo…».

Quale spera possano essere i frutti di questo incontro?

«Mi piacerebbe ci fosse una comunicazione migliore tra i leader religiosi e con i politici. Se parliamo tra di noi possiamo fare tanto. In ogni famiglia, anche tra noi Chiese ortodosse, ci sono elementi di divisione. Bisogna parlarne, incontrarsi, e non lasciar passare anni di silenzio. Inoltre la convivenza tra religioni è la migliore testimonianza. Vivo a Costantinopoli da 14 anni e non ho problemi. Durante il Ramadan, per motivi di rispetto, non prendo caffè, non mangio. E la notte di Pasqua, quando celebro la resurrezione, su 150 persone 75 sono musulmane, vengono in chiesa, parlano con noi, prendono l’uovo pasquale. Questa è importante, è segno di tolleranza. Ribadisco: al primo posto c’è la tolleranza, quindi la necessità che in politici si formino e conoscano le religioni in modo serio; e infine che, quando fanno le loro scelte, prima di decidere ascoltino le opinioni dei leader religiosi».

 
 
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