Franco Zeffirelli apre le porte della sua villa vicino alla Via Appia Antica per accogliere personalità del mondo della musica e i giornalisti. “Sono vecchio, ma non ho intenzione di mollare” sussurra l’anziano regista, 95 anni, il quale ormai si esprime con un filo di voce ed è costretto dagli acciacchi a muoversi su una sedia a rotelle.
Ma nonostante la fatica, Zeffirelli è felice. Lo si vede dagli occhi. Forse era da tanto tempo che non c’era così tanta gente a casa sua. Il regista si mette in posa per i fotografi e i selfie, stringe le mani, tiene in braccio il cane Blanche, a un certo punto si fa mettere in piedi e invita i presenti a non stare zitti e a fargli domande. Ogni angolo della sua casa testimonia la sua vita dedicata all’arte, alla politica, alla bellezza. Le foto con dedica sono una galleria dei grandi nomi del Novecento, in ogni campo: madre Teresa di Calcutta, San Giovanni Paolo II, Maria Callas, Leonard Bernstein, Anna Magnani, Rudolf Nureyev, Franca Valeri, Bill e Hillary Clinton. Poi ancora lui, Zeffirelli, accanto a Liz Taylor, Michael Jackson, Sting, Luciano Pavarotti, Alberto Sordi, Carlo Azeglio Ciampi, Vladimir Putin, Silvio Berlusconi, Robert Kennedy, Giulietta Masina…
A casa Zeffirelli si presenta un progetto che coinvolge la Royal Opera House di Muscat, il teatro d’opera più bello del Medio Oriente. Nel 2020 il teatro metterà in scena Rigoletto, una delle opere più popolari di Giuseppe Verdi, con una regia che Zeffirelli aveva concepito nel 2011, proprio per l’inaugurazione della Royal Opera House. Allora Zeffirelli presentò una regia per Turandot e una per Rigoletto. Il teatro fu inaugurato con l’ultima opera di Puccini e il progetto verdiano rimase nel cassetto.
Viene riproposto nel 2020 per una doppia ricorrenza. Sarà la decima stagione di spettacoli della Royal Opera House e si celebreranno i 50 anni di regno del sultano Qaboos bin Said al-Said, arrivato al potere nel luglio del 1970. Rawya Al Busaidi, ministro dell’istruzione superiore, presidente del Consiglio di amministrazione della Royal Opera House di Muscat, ringrazia Zeffirelli e sottolinea che lo “lo scopo dichiarato di Sua Maestà è favorire lo sviluppo culturale della nazione e incoraggiare la pace mondiale e l’armonia tra le nazioni attraverso lo scambio culturale, reso possibile dal linguaggio universale della musica e delle arti performative”.
Il legame fra la Royal Opera House e l’Italia è molto solido. L’italiano Umberto Fanni è direttore generale e artistico del teatro e diversi teatri italiani portano regolarmente a Muscat le loro produzioni. Il Rigoletto previsto nel settembre del 2020 sarà eseguito dall’Orchestra e dal Coro dell’Arena di Verona, mentre i costumi saranno portati dal Teatro dell’ Opera di Roma (erano presenti a casa Zeffirelli i sovrintendenti di Verona e Roma, Cecilia Gasdia e Carlo Fuortes).
Ancora non è definito il cast. “Il Maestro aveva già fatto i bozzetti e pensato tutto lo spettacolo, ora sarà sviluppato dai suoi assistenti”, dice Pippo Corsi Zeffirelli, vicepresidente della Fondazione Franco Zeffirelli. La squadra è composta da Stefano Trespidi (storico assistente alla regia di Zeffirelli), Carlo Centolavigna e Maurizio Millenotti.
Lo spettacolo è coprodotto dal Teatro nazionale dell’opera della Lituania (il cui direttore artistico è l’italiano Sestro Quatrini, 34 anni, in piena ascesa, uno dei direttori d’orchestra più brillanti della sua generazione) e dal Teatro Nazionale di Zagabria.
La Royal Opera House di Muscat ha una sala di 1.100 posti, ristoranti, negozi eleganti e giardini. Costruito fra il 2007 e il 2011, l’edificio è impreziosito dal marmo, dal travertino e da legni pregiati intarsiati dai migliori artigiani omaniti. La sua costruzione è stata fortemente voluta dal sultano Qaboos, il quale, salito al trono, ha investito soprattutto in infrastrutture e istruzione (i livelli di alfabetizzazione sono altissimi), modernizzando il Paese ma al tempo stesso salvaguardano le tradizioni locali. Oggi l’Oman è uno dei Paesi più stabili e sviluppati del Golfo, in buoni rapporti con tutti, dall’Iran agli Stati Uniti e Israele (il premier Netanyahu ha incontrato il Sultano pochi giorni fa), in cui si pratica una forma molto moderata di Islam, la corrente ibadita, che rifiuta ogni forma di fanatismo. Non a caso dall’Oman non è partito nessun foreign fighter per combattere in Siria o per unirsi all’ISIS.