Il conflitto yemenita è una polveriera, un detonatore che potrebbe incendiare non solo il Golfo di Aden, ma estendersi oltre i confini del Medio Oriente. Dal 2011, cioè da quando sono iniziate in Siria le guerre per interposta-milizia fra pro-sauditi e pro-iraniani, questa è la prima volta che i due rivali si trovano a un passo dal confronto diretto.
Una situazione in cui non può non avere un ruolo da protagonista l'altra grande potenza militare mediorientale già coinvolta nel confronto in atto in Siria e permanentemente pronta al conflitto con l'Iran: Israele.
BOMBE AL NEUTRONE?
A partire dal 20 maggio sono comparsi su internet decine di filmati, per lo più girati con mezzi di fortuna, che documentano l'utilizzo di ordigni non convenzionali nei bombardamenti in corso sul territorio yemenita. Veterans Today, solitamente ben informata agenzia di informazione pacifista dei veterani Usa, ha diffuso una notizia secondo cui una bomba ai neutroni (che non rilascia radiazioni permanenti) sarebbe stata sganciata sullo Yemen «da un caccia israeliano F16 verniciato di fresco con insegne saudite nella zona Jabal al Naqb».
Sarebbe una circostanza poco credibile per il fatto che l'aeronautica saudita non possiede aerei F16 né piloti addestrati a volare su questi velivoli. Il condizionale è d'obbligo perché nei giorni scorsi è stato effettivamente abbattuto alla periferia di Sanaa un F16 con le insegne dell'aereonautica militare saudita.
Sulla mini esplosione nucleare non ci sono conferme o smentite ufficiali ma l'ordigno in azione nel filmato, secondo Jeff Smith, fisico nucleare ed ex ispettore dell’International Atomic Energy Agency (Aiea), è «con molta probabilità, una piccola bomba nucleare tattica ai neutroni» definita non convenzionale in base «alla dimensione, al colore, al lightning effect e alla durata della palla di fuoco sospesa a mezz’aria, e al grande fungo atomico».
L'OPINIONE DEL FISICO NUCLEARE
Secondo Jeff Smith si tratta di «un attacco che non può che essere stato israeliano». La convinzione di Smith deriva dal fatto che caccia F16 e bombe al neutrone fanno correntemente parte dell'arsenale israeliano.
Gli effetti impressionanti di questo strano ordigno sono stati filmati da diversi operatori. Nelle riprese più ravvicinate (vedi il video), è ben visibile uno sciame circolare di particelle scintillanti che sembrerebbe essere frutto di una destabilizzazione da radiazioni del sensore “Ccd” della telecamera. «Quando nella telecamera sono presenti flash di pixel bianchi», ha spiegato Jeff Smith a Veterans Today, «è perché è stata colpita dai neutroni della palla di fuoco dell’esplosione nucleare. È il circuito elettronico del “Ccd” sovraccarico che produce i lampi bianchi. Se la radiazione è troppo alta brucia il chip».
B61-11 BOMB
Secondo l'autorevole professor Michel Chossudovsky, presidente del Centre for Research on Globalization (Crg), firmatario della dichiarazione di Kuala Lumpur per criminalizzare la guerra e autore del libro “Towards a World War III Scenario: The Dangers of Nuclear War” (2011), le immagini dell'esplosione, definita «massiccia e senza precedenti», potrebbero corrispondere alle caratteristiche di armi nucleari tattiche (dette "mini-bombe nucleari") del tipo B61 modello 11 o 12.
Una sorta di arma nucleare “pulita”, ma comunque di distruzione di massa, che minimizza, grazie alla penetrazione del vettore sottoterra (bunker, grotte, montagne e rifugi) gli effetti collaterali sulla popolazione civile. Un ordigno utilizzabile in quanto non rilascerebbe radiazioni permanenti.
Secondo i documenti di pianificazione militare la Nato e la US Army hanno in linea questi ordigni sin dal 2002, come strumenti “utilizzabili sul teatro di guerra mediorientale”. La loro capacità esplosiva (ad esempio, la B61-11) varia tra un terzo e sei volte una bomba come quella di Hiroshima. Si tratta di armi in dotazione, oltre che ad Israele, anche alla nostra aeronautica militare, in barba al trattato di non proliferazione nucleare sottoscritto dal nostro Paese.
PEACE CESAR E F16 MIGRANTI
Secondo molte fonti non ufficiali l'Italia (come il Portogallo) compare anche tra i possibili cessionari degli F16, stanziati in Israele ma in azione nello Yemen con i colori della Saudi Rojal Air Force. Vi è il diffuso sospetto che si tratti dei velivoli trasferiti nell'ambito del “Peace Caesar”: un programma di leasing per l'utilizzo da parte dell'Aeronautica Militare di 34 aerei da combattimento multiruolo General Dynamics (poi Lockheed Martin) F-16 Fighting Falcon di proprietà statunitense, dichiarati in sur-plus, da impiegare per la protezione dello spazio aereo italiano.
Gli aerei sono entrati in servizio nel 2003 e sono stati restituiti alla Usaf entro il mese di maggio 2012, quando il programma ha avuto termine per essere direttamente girati a Israele.
PILOTI MERCENARI
Yemen Post Newspaper, quotidiano diretto da Hakim Almasmari (prestigioso giornalista americano di origini yemenite, che scrive per il Wall Street Journal, Washington Post, The Guardian, The National, USA Today, reporter della CNN e collaboratore di Al Jazeera), nei giorni scorsi ha confermato, citando il portavoce ufficiale dell'esercito Houti, che sono stati abbattuti cinque aerei della coalizione filo saudita, tra cui due F16 (uno con le insegne dell'aeronautica Saudita), e che un pilota americano è stato catturato.
Il quotidiano yemenita ha anche confermato che sono quattro i prigionieri americani detenuti nello Yemen e che sono in corso trattative in Oman con emissari del governo Usa, dopo la liberazione del giornalista statunitense Casey Coombs.
ESCALATION NUCLEARE
Di certo c'è che l'escalation yemenita rischia di estendersi ben al di là dei confini del Paese diventando terreno di confronto tra Iran da un lato e Arabia Saudita dall'altro, con “imprevedibili alleati”, tanto in possesso di arsenali nucleari quanto interessati alla guerra yemenita: Israele e il Pakistan.
La minaccia arriva lo scorso 5 maggio, quando il ministro della Difesa israeliano Moshe Ya'alon, parlando all'Israel Law Center, ha citato Hiroshima e Nagasaki come «modelli di ruolo nel rispondere all'Iran». Israele – ha detto il ministro – potrebbe dover bombardare l'Iran (che non possiede armi nucleari, ndr) allo scopo di evitare una lunga guerra: «Alla fine, potremmo compiere alcuni passi». Ciò che unisce oggi Arabia Saudita e Israele (in progressivo avvicinamento sin dal 2005) è la comune politica nei confronti dell'Iran. Fin dal marzo dello scorso anno erano emersi dettagli di incontri di coordinamento tra il Mossad (servizio segreto Israeliano) e l'intelligence saudita per concordare potenziali operazioni di appoggio ad azioni militari di distruzione del nucleare iraniano.
L'ALLEANZA ARABIA SAUDITA-ISRAELE
Dall'inizio del 2014, i rappresentanti di Israele e l'Arabia Saudita hanno avuto (almeno) cinque incontri segreti, alcuni dei quali in Italia, per discutere di un nemico comune, l'Iran.
Giovedì 4 giugno, i due Paesi sono usciti allo scoperto, rivelando questa diplomazia segreta presso il Council on Foreign Relations di Washington. Lo hanno confermato ufficialmente Anwar Majed Eshki, generale saudita ex ambasciatore negli Usa ed ex-consigliere del principe Bandar bin Sultan, e Dore Gold, ex ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite e astro nascente della politica estera israeliana.
L'INTESA USA-IRAN
Tensione che sale nell'imminenza dell'intesa Usa-Iran, prevista per il 30 giugno, sul programma nucleare iraniano. Un accordo che ha scatenato una sorta di corsa all'atomica nel Golfo Persico, come estremo tentativo di sabotare gli accordi. Secondo fonti dell'intelligence Usa, riportate dal Sunday Times e dall'Independent lo scorso 19 maggio, l'Arabia Saudita si appresterebbe ad acquistare dal Pakistan (uno dei 10 paesi sunniti alleati dei sauditi nella guerra in Yemen) un ordigno atomico pronto all'uso e funzionante, per trovarsi un passo avanti a Teheran.
Intervistato dalla Cnn un funzionario del ministero della Difesa saudita ha commentato in modo ambiguo, senza smentirle, queste notizie: «Non capisco cosa sia questa storia. Questa è una notizia che circola da18 anni e continuerà a circolare per i prossimi 15. Il ministero», ha aggiunto, «non commenta voci e speculazioni». Sempre secondo la Cnn un funzionario del Dipartimento di Stato ha osservato che l'Arabia Saudita è firmataria del Trattato di non proliferazione nucleare. Un'altra smentita che non smentisce: se l'ordigno di cui si parla fosse usato da chi già lo ha prodotto e lo detiene, non vi sarebbe alcuna nuova “proliferazione”.
ARMATI FINO AI DENTI
Con un volume di acquisti equivalente a circa 6 miliardi di euro, l’Arabia Saudita ha scavalcato l’India e ha conquistato nel 2014 la palma del primo importatore mondiale di materiale d'armamento. Secondo uno studio condotto in 65 Paesi dalla statunitense Ihs Inc., l' incremento dell'import è stato del 54%, un aumento – sempre secondo il report dell’Ihs, – destinato a ripetersi nel 2015, con un ulteriore aumento del 52%.
Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti hanno da soli importato più armamenti che tutti i Paesi dell’Europa occidentale messi insieme. Per l'Italia l'Arabia Saudita è il miglior cliente verso cui, sin dal 2013, abbiamo esportato più armi.
Cluster bombs, bandite da 116 Paesi. Il loro uso è considerato criminale.
CLUSTER BOMBS
Il primo giugno scorso sono emerse nuove prove documentali sull'uso delle micidiali bombe a grappolo. Una denuncia di Human Rights Watch sui crimini di guerra in atto. Queste bombe sono bandite da 116 Paesi e il loro uso è definito criminale. L'Arabia Saudita, Israele e Usa non sono però tra i sottoscrittori di questo accordo.
In Yemen sono state utilizzati almeno tre tipi di ordigni: BLU97, M77 e BLU 108 B. Tutte di fabbricazione Usa.