Una grande alleanza fra Italia, Regno Unito e Chiesa cattolica contro le nuove schiavitù che nel modo fanno vivere in modo indegno e degradante milioni di donne, uomini e bambini. È questo l’auspicio emerso dalla tavola rotonda che si è svolta il 6 febbraio presso Villa Wolkonsky, la residenza dell’ambasciatore britannico in Italia Jill Morris. Promosso da Sally Axworthy, ambasciatore del Regno Unito presso la Santa Sede, l’incontro ha riunito rappresentanti della Chiesa, delle Ong, delle istituzioni e della comunicazione.
L’alleanza contro le nuove schiavitù di fatto c’è già. La collaborazione è molto stretta e, assicurano le rappresentanti della diplomazia britannica, non sarà messa in pericolo da Brexit. Resta la volontà di lavorare insieme perché è l’unico modo per combattere in modo efficace lo sfruttamento delle persone.
Una forma di collaborazione fra le autorità britanniche e la Chiesa è già stata stabilita con il Santa Marta Group, un gruppo di lavoro promosso nel 2014 dalla Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles e impegnato contro la tratta di esseri umani. Oggi il Gruppo di Santa Marta (che prende il nome dalla residenza di papa Francesco) conta aderenti in oltre 30 nazioni.
Secondo l’Indice Globale della Schiavitù, oggi nel modo gli schiavi sono oltre 45 milioni. Si tratta di esseri umani sfruttati sessualmente e nei posti di lavoro, messi in vendita dai trafficanti di uomini.
“La riduzione in schiavitù di uomini, donne e bambini è una delle attività più redditizie per il crimine organizzato, che va contrastata con le armi della cooperazione, della repressione e dell’aiuto alle vittime”, dice Kevin Hyland, l’Anti-Slavery Commissioner del Regno Unito, una figura indipendente in prima linea per il contrasto alla schiavitù. Hyland ritiene che la Chiesa cattolica, grazie alla sua capillare presenza sul territorio, sia “una rete preziosa per raccogliere informazioni, così da poter raggiungere le vittime delle schiavitù e punire i colpevoli”. Nel Regno Unito è stato attivato anche un numero verde (08000 121 700) attraverso il quale i cittadini possono denunciare i casi di sfruttamento di cui sono a conoscenza.
Una rete cattolica molto attiva nel contrasto alla tratta di esseri umani è quella che vede impegnati i religiosi. Suor Gabriella Bottani, coordinatrice internazionale di Talitha Kum, la Rete Internazionale della Vita Consacrata contro la tratta di persone, ha spiegato che la loro rete speso può raggiungere luoghi difficili e in questi anni ha permesso di attivare diverse forme di accoglienza per le vittime delle schiavitù, accolte in case protette, famiglie e conventi. Suor Gabriella ha anche annunciato l’avvio di una collaborazione fra Talitha Kum e un gruppo di monache buddhiste della Thailandia. Secondo la religiosa, “contro la tratta di esseri umani servono non solo la prevenzione e la repressione, ma anche un cambiamento profondo della mentalità e dei modelli di sviluppo”.
Monsigor Giuseppe Baturi, Sottosegretario della Conferenza Episcopale Italiana, ha illustrato i progetti di accoglienza attuati dalla CEI nei confronti delle persone più vulnerabili. Marco Tarquinio, direttore di “Avvenire”, ha sottolineato una nuova forma di schiavitù, quella riproduttiva, che colpisce “donne colonizzate nel loro corpo e trasformate in fattrici di figli per altri”. Tarquinio ha aggiunto che contro le schiavitù serve un vasto movimento di riprovazione sociale, in cui devono giocare un ruolo fondamentale i mezzi di informazione. “Nel fare informazione su questi temi, che vedono esposti soprattutto donne e bambini, bisogna usare grande rispetto e cautela, senza morbosità, ricordando che al centro delle notizie ci sono sempre delle persone”, ha messo in guardia don Antonio Rizzolo, direttore di Famiglia Cristiana. Don Rizzolo ha anche ricordato che l’8 febbraio sarà celebrata la quarta Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di esseri umani, che e avrà come filo conduttore il tema “Migrazione senza tratta. Sì alla libertà! No alla tratta!”.