Nella sua Bergamo, parafrasando il motto che durante la pandemia ha fatto il giro del mondo direbbero «La mòla mai». Non si arrende mai. E infatti sui social scrive: «Avanti con fiducia». Sofia Goggia è così, prendere o lasciare: il suo vocabolario non contempla la parola resa, come la sua sciata non contempla l’opzione di rallentare. Due facce della stessa Sofia, non ci sarebbe la donna che ogni volta ricomincia da capo rimettendo insieme i pezzi, se non ci fosse la sciatrice che non tira mai il freno e che qualche volta va in pezzi. Le due insieme ne fanno una delle sciatrici più forti della storia italiana.
C’entrano le variabili dello sci alpino, la malasorte, ma anche il coraggio vivo che l’ha portata fin qui in testa alla classifica di discesa libera e che l’avrebbe portata guidare la delegazione italiana a Pechino, da portabandiera in cerimonia d’apertura. Il destino si è messo di traverso di nuovo nella discesa di Cortina, una caduta davvero brutta come al gioco dell’oca l’ha riportata allo scorso anno quando ha saltato i Mondiali per un beffardo incidente non in gara a poche settimane dall’appuntamento. Il giorno dopo l’incidente aveva scritto: «Se questo è il piano che Dio ha pensato per me, altro non posso fare che spalancare le braccia, accoglierlo e abbracciarlo. E andare avanti». C’è chi ha criticato per avere scomodato il Padreterno, chi ci ha visto del fatalismo, i più hanno visto l’appiglio della fede e la Sofia che tutti conosciamo, quella che invece di abbattersi ogni volta ricomincia, dal fondo, la risalita. L’ha fatto tante volte.
In questi tempi di pandemia s’è abusato della parola resilienza, nel caso di Sofia forse sarebbe più appropriata la parola resistenza, fisica e mentale, perché Sofia che c’è già passata un sacco di volte sa benissimo che la corsa contro il tempo che la porterà da qui al tentativo di recuperare da una distorsione al ginocchio con interessamento del legamento e microfrattura del perone entro la libera olimpica - picchiate a 100 all’ora non la sciata della domenica - del 15 febbraio sarà una prova di resistenza al dolore fisico, alla tentazione dello sconforto psicologico, all’istinto della paura che tutti gli esseri umani hanno. Domenica ci sarà una prima verifica per valutare quanto stia pagando il lavoro già in corso.
Intanto Sofia ha già dovuto rinunciare al ruolo di portabandiera – sarebbe stato impossibile tentare il recupero dovendo essere già in Cina il 4 febbraio -: al suo posto la porterà la sua amica Michela Moioli - con lei e Mattarella nella foto al Quirinale -, già designata per la chiusura e protagonista del servizio olimpico sul numero di Fc in edicola. Da Instagram le ha lasciato questo messaggio: « Cara Sofia, È inutile dire quanto mi dispiaccia per quello che ti è successo. La caduta, il dolore e la difficile rinuncia a quel ruolo che era TUO. Nella mia mente è come se tu mi stessi consegnando la bandiera, e ti prometto che onorerò questo compito, per te e per tutti gli italiani. Se c’è una persona in grado di compiere un miracolo e rientrare al cancelletto di partenza dopo una brutta caduta, quella sei tu. Perché l’hai già fatto e lo puoi rifare. Ti aspettiamo in Cina!». Ci uniamo al tifo Forza Sofia!