Nel l ’accezione comune il concetto di debito non coincide con quello di peccato: si può essere in debito senza aver peccato; inoltre, mentre è alla portata umana ripagare un debito, i peccati solo Dio li può perdonare. Nel caso specifico di quell’invocazione del Padre Nostro (Mt 6,12), dietro la parola greca opheilema si trova un originale aramaico (choba), il cui primo senso è quello di un debito in denaro, ma si usa anche nel vocabolario religioso giudaico per esprimere un debito contratto con una colpa verso Dio o verso il prossimo. A ben vedere il contesto della preghiera punta al perdono dei peccati (Mt 6,14: «il padre celeste perdonerà»), così come esplicita Luca nel passo parallelo (Lc 11,4), con «rimetti i nostri peccati» (greco: hamartia). La seconda parte dell’invocazione, «come anche noi li rimettiamo», indica il conseguente impegno dell’uomo perdonato a perdonare gli altri (cfr. la parabola di Mt 18,23-35).