L’esortazione del rito romano «Pregate fratelli...» sembra che in origine fosse rivolta solo agli altri sacerdoti concelebranti. Pertanto, «mio e vostro» non intendeva esprimere una separazione, ma una comunione del presidente con gli altri sacerdoti. Scomparsa la concelebrazione, l’esortazione fu intesa come rivolta a tutti i fedeli. Tuttavia, nel contesto di una teologia medievale che portava a ritenere il sacerdote unico celebrante e il popolo semplice “assistente” il duplice aggettivo possessivo fu inteso come espressione di separazione. L’attuale traduzione «il mio e vostro sacrificio» con un unico articolo intende esprimere unità, ma non senza ambiguità se non la si spiega. Era meglio tradurre «nostro»? Le tre esortazioni alternative del Messale superano alla radice il problema.