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sabato 26 aprile 2025
 
 

Nella Puglia imperiale rivivono le sculture di Pomodoro

19/12/2014  Nei castelli di Federico, a Bari, Castel del Monte e Trani, continua fino al 6 gennaio la mostra delle opere del Maestro dopo il grande successo dei mesi scorsi. E al MARTA di Taranto fino al 30 gennaio è possibile incontrare le donne di Manzù

Un’idea per un viaggio last minute di Natale? In Puglia per ammirare le sculture di Arnaldo Pomodoro in mostra nei castelli di Federico II.
Dopo il grande successo di pubblico e di critica dei mesi scorsi, l’esposizione è stata prorogata fino al 6 gennaio e mercoledì scorso è stato presentato a Milano, al Pirellone, città dove vive e lavora il maestro, il catalogo della mostra “Arnaldo Pomodoro nei Castelli di Federico II” a cura de Il Cigno GG Edizioni.

Già trent’anni fa lo storico dell’arte Giulio Carlo Argan aveva detto che le opere del maestro Pomodoro «piene di valenze aperte, hanno bisogno di siti significativi con cui combinarsi». Nei castelli federiciani hanno trovato uno spazio significativo, permettendo loro di rivelarsi in una veste inedita.

La mostra, iniziata a luglio, si articola nel Castello Svevo di Bari, nel sito Unesco di Castel Del Monte e nel castello di Trani, luoghi attraversati da Federico II che è spesso rappresentato con in mano una sfera simbolo di potere, lo stesso solido geometrico che ha reso famoso Pomodoro. L'esposizione, curata da Lea Mattarella e ideata da Nicola Loi, Tommaso Morciano e Lorenzo Zichichi, comprende non solo le sfere ma lance, scudi, scettri, obelischi e quei solidi geometrici cui la superficie è stata rotta dall'artista per indagarne l'interno, oltre a opere come per esempio l'omaggio al presidente americano John Fitzgerald Kennedy.

Un momento della conferenza stampa di presentazione del catalago con il maestro Pomodoro e, a destra, Lorenzo Zichichi
Un momento della conferenza stampa di presentazione del catalago con il maestro Pomodoro e, a destra, Lorenzo Zichichi

«Conoscevo i luoghi, dove sono stato molte volte, sapevo dove collocare le opere: trovare subito lo spazio giusto per uno scultore è il massimo», ha spiegato l'artista alla presentazione.

Alla Puglia Pomodoro è legato dal punto di vista affettivo (la sua famiglia è originaria di Molfetta, in provincia di Bari) e con questa mostra ne ha ravvivato il legame dal punto di vista artistico. Gli scettri, gli scudi, le lance di luce, le steli, le sfere del maestro, originali declinazioni di emblemi antichi spesso legati all’attualità, dialogano idealmente con i luoghi dello “Stupor Mundi”.

La sfera, simbolo del potere imperiale di Federico II, ha in Pomodoro il suo massimo interprete contemporaneo
. «Le celeberrime Sfere, che incontriamo come fossero vecchie amiche andate a conquistare qua e là diversi continenti», scrive Lea Mattarella, curatrice della mostra «sono, a ogni incontro, sorprendentemente uniche e irripetibili. La ragione sta proprio nella relazione che creano con ciò che le circonda: il cielo, gli edifici, la vegetazione, i monumenti. Questi oggetti dall’insolita e potente presenza, sono capaci di mettersi in ascolto dei luoghi»  

«Se parliamo di genius loci, nel suo tenere insieme diverse realtà italiane», continua Mattarella, «Pomodoro ha davvero le carte in regola per una contaminazione feconda e creativa. L’impaginazione di questa monumentale mostra divisa in tre tappe è stata naturalmente pensata in prima persona dallo scultore, consapevole di quanto le sue opere siano capaci di rappresentare uno spettacolo che tutte le volte rivela aspetti imprevedibili, mai colti prima. Irrevocabilmente spazio e forma, nella sua testa e nella sua mano, sono inseparabili».

Un itinerario che non si esaurisce solo con la Puglia imperiale dei castelli. C’è anche Emilio Greco che espone al Museo Nazionale archeologico di Gioia del Colle con la mostra “L’istante della tua bellezza" prorogata fino al 30 gennaio. Mentre al MARTA, il Museo nazionale archeologico di Taranto, è possibile incontrare le “donne” di Giacomo Manzù. L’esposizione si apre con la splendida tela Pittore e modella del 1958, che ritrae la moglie Inge con i vestiti su una sedia, e si snoda attraverso una serie di sculture, disegni e incisioni in cui la figura femminile viene indagata e rappresentata con passione meticolosa.

«Manzù», spiega la storica e critica d'arte Brigida Mascitti, «è un artista che ha basato la sua arte su due tematiche: quella spirituale o religiosa e quella amorosa o profana, due temi antitetici che hanno dialogato insieme. Attraverso la tematica amorosa, a partire dagli anni ’60, Manzù ha avuto modo di esternare il proprio estro artistico slegato dalla committenza ecclesiastica, un periodo gioioso che dimostra attraverso una serie di opere rappresentative delle sue donne e dei figli. Di fatto, Manzù è uno scultore, ma il suo fare pittorico non è da meno del fare plastico. Sia nel disegno, sia nella scultura vien fuori il suo stile assolutamente classico, ma senza tempo, uno stile che si rifà a modelli rinascimentali, ma che non lo allontanano dal contemporaneo e dall’avanguardia».

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Le sculture di Arnaldo Pomodoro nei castelli di Federico II in Puglia
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