Lo strazio di mettere al mondo dopo un normalissimo parto naturale una bella bambina sana e perderla dopo solo quattro ore è indicibile. Come è successo alla mamma e al papà della piccola Nicole morta a poche ore dalla nascita, avvenuta nella clinica Gibiino, a causa di una crisi respiratoria non curata tempestivamente.
Non è possibile capire cosa stanno provando i due giovani genitori, Andrea e Tania 31 e 32 anni sposati da due, che per nove mesi hanno cullato l'attesa e la gioia per la primogenita che stava per venire al mondo e oggi si trovano ad affrontare il peggior incubo di ogni essere umano: la perdita di un figlio. E a chiedersi perché è potuto succedere in un Paese come il nostro che dovrebbe essere capace di affrontare qualunque complicazione o urgenza medica in sala parto.
Un papà e una mamma traditi due volte dalla Sanità. Prima da quella privata, cui si erano affidati per far nascere la loro primogenita, sprovvisto di uno strumento fondamentale in qualunque sala parto (la cannula per aspirare il liquido amniotico che a volte i neonati possono ingoiare). Poi da quella pubblica, cui si erano rivolti i medici presenti al parto, ma che non ha saputo indicare una struttura abbastanza vicina per salvarle la vita, indirizzandola e facendola trasportare in urgenza a un ospedale distante 100 chilometri. Dove non è mai arrivata perché è morta stroncata da una crisi respiratoria in ambulanza.
Oggi al papà e alla mamma disperati non resta che assistere al solito teatrino di scarica barile delle responsabilità, di caccia al colpevole, di indignazione. Da quella sentita e popolare a quella di facciata dei politici fatta di interrogazioni parlamentari e dichiarazioni. Mentre ancora non si è venuto a capo della questione della istituzione dei punti nascita e dei reparti di rianimazione pediatrica sul territorio per garantire la massima sicurezza alle partorienti e ai neonati.