Sono passati sei mesi dal terremoto che ha ucciso quasi 9 mila nepalesi e ferito 22.400 persone. Per due volte, con magnitudo 7,8 e 7,3, la terra del Nepal è tremata, facendo crollare più di 600 mila abitazioni e danneggiandone altre 300 mila.
Per aiutare i bambini rimasti senza casa, ora scende in campo la Serie A italiana. Buffon, Abbiati, Totti, Hamsik, Vargas, Ranocchia, Glik, Toni, sono alcuni dei tanti calciatori delle squadre di calcio che hanno deciso di donare la propria maglietta, autografata, per un’asta a favore dell’Unicef. Fino al 18 novembre sarà possibile partecipare alla gara di solidarietà su Charitybuzz, il portale internazionale di aste benefiche online.
Un milione di bambini non ha più una scuola vera
Se la ricostruzione del Nepal si è lentamente avviata, i bisogni rimangono molti e la Banca mondiale ha rivisto la stima di crescita dal 6% al 3,7 per i danni subiti. Adesso l’Agenzia per l’Infanzia della Nazioni Unite lancia l’allarme per il Generale Inverno: «Quasi 60 mila persone rimangono in 120 siti per sfollati, l’85% dei quali non sono adatti a sopportare la stagione in arrivo».
Un milione di bambini non ha più una scuola vera, 240 mila fanno lezioni in aule non adeguate al freddo. I poveri sono i più colpiti: nelle regioni montuose e isolate del Nepal, c’è ancora bisogno di cibo e beni di prima necessità, qui le famiglie si sono spesso indebitate per costruire dei rifugi temporanei dopo il crollo delle case; particolarmente difficile è poi la situazione dei bambini della casta Dalit (gli “Intoccabili”), i disabili, le vedove, gli anziani e le minoranze etniche.
David Beckham durante la partita al campo sfollati di Bhaktapur, in Nepal.
David Beckham e il quindicenne Tenzin
In attesa dei soldi ricavati dalle magliette della Seria A italiana, il 6 novembre è sceso in campo un altro calciatore di successo, David Beckham, che da dieci anni è uno degli Ambasciatori Unicef.
Nel suo tour per riaccendere l’attenzione sul Paese asiatico, l’ex capitano inglese ha visitato un campo per sfollati e poi, nel cortile all’esterno del tempio di Bhaktapur, ha fatto una breve partita di calcio con alcuni ragazzi. Ha ascoltato storie come quella di Tenzin, 15 anni, che raccoglieva patate nel suo villaggio quando, il 25 aprile, la terra ha iniziato a tremare. Casa distrutta, genitori uccisi, è scappato nella capitale Kathmandu dove ha iniziato a lavorare da un artigiano. Quando ha subito un grave incidente, si è ustionato e il capo lo ha abbandonato in ospedale. Ora vive nel campo di Dawa.
È per minori come Tenzin, a cui il terremoto ha stravolto la vita e che sono esposti a ulteriori violenze, che l’Unicef chiede aiuto. Finora l’Agenzia delle Nazioni Unite ha vaccinato 537 mila bambini sotto i cinque anni contro morbillo, rosolia e poliomielite, garantito l’approvvigionamento idrico nei campi e organizzato scuole e asili temporanei.
Il giovane Tenzin.
E in più le tensioni politiche
Inoltre, alcuni timori per la ripresa sono legati alle tensioni politiche che a settembre, nel sud del Paese, hanno causato 40 morti, mentre il 2 novembre la polizia ha sgomberato con la forza una manifestazione organizzata dai madhesi e dai tharu, due dei cento gruppi etnici del Nepal.
Protestavano da settimane contro la nuova Costituzione, approvata il 16 settembre, di ispirazione laica e federale, che sancisce la trasformazione del 2008 da monarchia indù a repubblica democratica. Per il Primo ministro Sushil Koirala è il compimento degli Accordi di pace del 2006, che posero fine alla guerra civile tra forze militari e guerriglieri maoisti, mentre le minoranze sostengono di non sentirsi abbastanza tutelate.
Nel subcontinente asiatico, il Nepal è uno Stato cuscinetto tra i due giganti in continua ascesa, la Cina e l’India; a quest’ultima Kathmandu è più legata culturalmente, ma ora l’ha accusata di appoggiare i manifestanti. Subito Pechino ne ha approfittato, donando 1,3 milioni di litri di petrolio al Nepal, che tradizionalmente arrivavano invece dall’India.
La neoeletta Presidente della Repubblica Bidhya Bhandari.
Negli ultimi giorni, però, ci sono stati segnali di ritorno alla calma: il nuovo premier Sharma Oli, succeduto a Koirala a metà ottobre, ha promesso di rivedere alcune parti della Costituzione contestate dalle minoranze; il 28 ottobre il Parlamento ha eletto Bidhya Bhandari, esponente del partito comunista e sostenitrice dei diritti delle donne, presidente della Repubblica (la carica è perlopiù simbolica); e l’embargo indiano, proclamato informalmente verso le merci che passavano dalla frontiera meridionale del Nepal, si sta affievolendo.