È stata rinviata di un mese l'entrata in vigore delle nuove norme che vietano l'uso di documenti di identità e targhe serbe in Kosovo. Il governo di Pristina ha deciso di rimandare il provvedimento al 1° settembre, così da placare le tensioni tra polizia e comunità locali, scoppiate nei giorni scorsi nella regione del nord del Paese, a maggioranza serba.
I manifestanti kosovari di etnia serba avevano bloccato due valichi di confine, spingendo le autorità locali a chiuderli domenica sera per qualche ora. Sono stati anche sparati dei colpi di arma da fuoco, ma non ci sono stati feriti. ”La situazione generale di sicurezza nelle municipalità settentrionali del Kosovo è tesa", ha fatto sapere la missione Kfor, guidata dalla Nato in Kosovo. La Kfor, forte di circa 3.500 uomini, è presente in Kosovo dalla fine della guerra nel 1999, sulla base della risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
La disputa sui documenti di identità e sulle targhe ha riacceso le tensioni tra le due nazioni, che persistono da quando il Kosovo ha dichiarato unilateralmente l'indipendenza nel 2008. Da allora, 50.000 serbi che vivono nel nord del Paese utilizzano targhe e documenti rilasciati dalle autorità di Belgrado, rifiutandosi di riconoscere le istituzioni della capitale Pristina.
Il rinvio delle nuove norme è stato salutato con favore dalla comunità internazionale. "Benvenuta la decisione del Kosovo di spostare le misure al 1° settembre. Ora ci si aspetta che tutti i blocchi stradali vengano rimossi immediatamente" ha scritto su Twitter l'Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell. "Le questioni aperte dovrebbero essere affrontate attraverso il dialogo facilitato dall'UE e l'attenzione è sulla normalizzazione globale delle relazioni tra Kosovo e Serbia, essenziali per i loro percorsi di integrazione nell'UE", ha aggiunto.
Le nuove tensioni in Kosovo e le accuse reciproche tra Belgrado e Pristina creano ulteriori problemi al dialogo facilitato dalla Ue e allontanano le pur tenui speranze di poter organizzare in tempi brevi un nuovo incontro al vertice fra Vucic e Kurti, come auspicato dal mediatore europeo Miroslav Lajcak.
Intanto la disputa è seguita con grande attenzione in Russia, tradizionale alleato della Serbia."Tutti i diritti dei serbi in Kosovo devono essere rispettati”, ha detto Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino.
L’indipendenza del Kosovo è stata riconosciuta da un centinaio di nazioni, ma non dalla Serbia e dalla Russia.