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martedì 20 maggio 2025
 
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Bergoglio, un po' Ferguson e un po' Lippi

20/02/2014  A Carlo Nesti, noto giornalista sportivo e scrittore, abbiamo chiesto a chi potrebbe somigliare papa Francesco se fosse un allenatore. La risposta è...

Carlo Nesti.
Carlo Nesti.

In una settimana avete gia' risposto in mille al sondaggio su Papa Francesco e su come ha influito sulla nostra fede, mandando più di duecento messaggi e segnalando numerose storie d'incontro con lui. Continuate a seguirci: vi racconteremo come il Papa vive nell'immaginario di alcuni esponenti di rilievo del mondo della fede e della cultura. Se non lo avete gia' fatto, partecipate al sondaggio. E, se potete, fate partecipare!

A Carlo Nesti, giornalista sportivo, scrittore (il suo ultimo libro, pubblicato dalla Edizioni San Paolo, s'intitola Il mio allenatore si chiama Gesù. Il Vangelo spiegato attraverso lo sport) e commentatore per il settimanale Credere, abbiamo posto una domanda che riecheggia quelle del sondaggio di Famigliacristiasna.it su Jorge Mario Bergoglio: se papa Francesco fosse un allenatore, chi sarebbe?

"Se papa Francesco fosse un allenatore, somiglierebbe ad alcuni selezionatori della storia della Nazionale azzurra di calcio, e sarebbe un po’ come Pozzo, in grado di legare i giocatori alla “patria”, ma dove per
“patria” si intenda la “terra promessa” del Paradiso".

Il Pontefice, però, oltre a essere un appassionato di calcio vero, è anche una figura carismatica. Basta vedere l'entusiasmo che desta ogni volta che parla o incontra la gente...

"In questo somiglierebbe un po’ a Bearzot e Lippi, capaci di dar vita, attorno a loro, a un sincero “spirito di corpo”, come ai tempi degli apostoli. E come Prandelli sarebbe pronto a trasmettere l'etica dei Comandamenti anche agli atleti meno addomesticabili, portandoli magari a visitare Auschwitz. Per non dire di Ancelotti: fraterno nell’indicarci la strada per migliorare, ma senza mai condizionare il nostro libero arbitrio".

E con i grandi del calcio estero, nessun paragone?

"Sarebbe un po’ come Ferguson, fedele per decenni alla sua squadra, diventando un punto di riferimento, per tante generazioni diverse, e un po’ come Guardiola, convinto che occorre avere il piacere ludico di
far cooperare, fin da bambini, le creature più amate da Gesù, per il Vangelo. Ma alla fin fine...".

Alla fin fine?

"Credo che gli piacerebbe, in particolare, essere un allenatore sconosciuto, e mischiarsi alla gente, per insegnare ai “pulcini” di una qualsiasi società di periferia la vera “cultura dello sport umanistico”, pregandoli di spiegarla, soprattutto... ai loro genitori, spesso assatanati nel predicare, invece, il “dovere di vincere”.

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