(Foto Ansa: rispettivamente qui sopra e in copertina, Ussita e Amatrice sotto la neve)
Freddo e terremoto: per il Centro Italia non c'è tregua. La neve ha messo in ginocchio l'Abruzzo, la regione più colpita dall'ondata del maltempo. Nevica in tutto l'entroterra marchigiano. Le zone terremotate sono nella morsa del gelo. Visso, Ussita e Castelsantangelo, i borghi sui Monti Sibillini nell'epicentro del sisma di ottobre, sono immersi nella neve. E il rischio è che questi paesi, già resi fantasma dal terremoto, rimangano isolati. E intanto la terra ha ricominciato a tremare facendo ripiombare nell'incubo e nel terrore gli abitanti delle zone terremotate: proprio oggi una sequenza sismica di quattro scosse di magnitudo tra 5,1 e 5,5 si è verificata tra l'Aquila e Rieti, nella zona di Montereale, a 36 chilometri a nord dell'Aquila e a 28 chilometri a sudovest di Ascoli Piceno. Le scosse sono state avvertite in tutta l'Italia centrale: a Roma, nelle Marche e a Foligno alcune scuole sono state evacuate.
Ad Amatrice è crollato ciò che restava del campanile della chiesa di Sant'Agostino, già danneggiato dal sisma del 24 agosto che ha devastato il borgo del reatino. La Croce rossa italiana in un comunicato parla di criticità in alcune frazioni di Amatrice: a Collecreta sette nuclei familiari sono bloccati a causa delle nevicate e del sisma. A Cossara sono isolate 15 persone. Nella zona di Bagnolo e San Martino la neve ha raggiunto il metro e mezzo di altezza.
La quantità immane di neve che è caduta rende difficili i collegamenti e gli spostamenti. Il corpo militare si è mobilitato con i propri mezzi capaci di muoversi nella neve per raggiungere le zone dalle quali arrivano richieste di soccorso. Gravi problemi anche con l'energia elettrica: nel Maceratese alcune centinaia di utenze sono disattivate. Uno dei problemi da affrontare e prevenire è che il peso dell'enorme quantità di neve accumulata possa provocare nuovi crolli di tetti ed edifici già resi inagibili dal terremoto.
«La situazione è drammatica, disumana», commenta preoccupato il presidente della Croce rossa di Visso Giovanni Casoni dalla sede della Cri nel paese marchigiano. «Come Croce rossa siamo tornati all'allarme. Fino a stanotte ha continuato a nevicare abbondantemente, sappiamo che alcune frazioni sono totalmente isolate e dovremmo cercare di raggiungerle per verificare la loro condizione. Ora la neve qui ha smesso di cadere, ma non abbiamo pace perché è tornato l'incubo del terremoto. Ecco, proprio mentre stiamo parlando al telefono la terra trema di nuovo».
Continua Casoni: «Speriamo di superare questi momenti, ma siamo nell'emergenza piena. Il territorio colpito è talmente vasto che ancora non riusciamo a gestire la situazione. Per gli allevatori è un disastro: ciò che si sa è che ancora oggi non hanno le loro stalle in sicurezza e le strutture che dovevano essere predisposte non sono ancora arrivate. La maggior parte del bestiame è costretta a stare all'aperto. Le persone di montagna sono dure, aspre e vogliono risolvere da soli i loro problemi. Molti portano avanti la loro attività individualmente o al massimo con l'aiuto delle mogli. Ma in questa situazione disperata non possono farcela».
Dopo le scosse di oggi, nella zona di Arquata del Tronto i vigili del fuoco hanno rintracciato una dozzina di allevatori che era stati dati per dispersi. Ma tre non rispondono all'appello e a causa dell'abbondanza di neve è impossibile effettuare delle ricerche capillari così come verificare se ci siano stati ulteriori crolli.
Il senso di precarietà, di insicurezza, di terrore dominano queste terre disgraziate, piegate dalle calamità naturali. «Oggi la gente che vive qui è angosciata», aggiunge Casoni. «Quelli che si trovano nelle strutture di accoglienza sulla costa vivono la situazione con grande ansia e paura, ma non hanno davvero il senso della realtà delle cose come ce l'abbiamo noi che siamo rimasti nei borghi terremotati. Ieri mattina con il parroco di Visso don Gilberto Spurio abbiamo adibito la nostra tensostruttura a chiesa e abbiamo celebrato un funerale. La vita quotidiana prosegue, ma è davvero dura».