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lunedì 17 novembre 2025
 
Nicoletta Orsomando
 

Signorina buonasera... buon compleanno!

11/01/2019  Nicoletta Orsomando compie 90 anni: il simbolo della grande famiglia televisiva delle "signorine buonasera", che dalla nascita del piccolo schermo fino a tempi recentissimi hanno scandito con i loro annunci le giornate degli italiani. Nel 2016 la Rai ha deciso di pensionarle: «Un errore», secondo Maria Giovanna Elmi. «Ma ritorneremo...». C'era anche lei, oggi, a festeggiare la decana. Riproponiamo l'intervista con lei da FC25 del 2016, ripercorrendo quei gloriosi anni...

Maria Giovanna Elmi. In alto: Nicoletta Orsomando (foto Ansa)
Maria Giovanna Elmi. In alto: Nicoletta Orsomando (foto Ansa)

«Superi largo Trionfale e poi mi lasci al primo incrocio». Anche mentre dà indicazioni a un tassista nel traffico di Roma, la voce di Maria Giovanna Elmi mantiene la dolcezza della “signorina buonasera” che ha cullato per anni milioni di italiani annunciando i programmi in Tv.

La prima è stata Fulvia Colombo, il 3 dicembre 1954: «La Rai radio televisione italiana inizia oggi il suo regolare servizio di trasmissioni televisive». L’ultima è stata Claudia Andreatti, il 28 maggio 2016: «È stato un piacere stare con voi tutti questi anni e vi auguro una buona vita». In mezzo, dal 1970 al 1988, c’è stata lei.

Com’è diventata una signorina buonasera?

«Fu un’idea di un’amica: bastava compilare un modulo. Ai provini, su cento siamo rimaste in cinque. Hanno iniziato a chiamarmi quando c’era da sostituire qualche collega ed ero pagata a cachet. Finalmente, il 1° aprile del 1974 mi hanno assunta»

Una bella gavetta…

«Sì, e in un certo senso ho continuato a farla anche dopo. Purtroppo non ho avuto figli e quindi se finivo a mezzanotte o lavoravo nei giorni di festa non avevo i problemi delle colleghe mamme. Ma non mi pesava, anzi. Ricordo bellissimi Capodanni passati in studio. La Rai ci dava lo spumantino e poi c’era sempre qualcuno che portava le lenticchie».

La Rai che direttive vi dava?

«Ci ripetevano sempre che dovevamo essere sobrie ed educate perché davanti al televisore poteva esserci un ricco o un povero, una persona felice o triste. E noi dovevamo saper entrare nelle case di tutti».

Riceveva molte lettere ?

«Una montagna. Ma capitava a tutte noi. Ognuna rappresentava per gli italiani la moglie, la figlia, la sorella, l’amica ideale».

E proposte di matrimonio?

«Anche quelle le ricevevamo tutte. La più curiosa era un vero contratto: il mio aspirante marito stabiliva la paghetta che mi sarebbe spettata e l’orario a cui sarei dovuta rientrare la sera. E alla fine concludeva: “Però una volta alla settimana ti porterò al cinema…”».

Nell’immaginario dei bambini degli anni Settanta invece lei è la fatina Azzurrina che interpretò nel programma Il dirigibile…

«Qualche giorno fa ero in aereo con mio marito. Un signore molto distinto sulla cinquantina seduto davanti a noi si gira e mi dice: “Ma lei era la mia fatina! Che bello, l’ho ritrovata!”».

Allora vi rendevate conto di essere così importanti?

«A dire la verità no, anche perché avevamo un contratto da impiegate di categoria “B” e questo ci rendeva un “tesoretto” per la Rai. Io ho presentato Il dirigibile, due Sanremo, ho condotto per dieci anni Sereno Variabile, sempre con lo stesso stipendio».

Come si svolgeva il vostro lavoro?

«C’erano due turni di otto ore e mezza: 11.30-20 o 15-23.35. All’inizio era tutto un susseguirsi di: “Va ora in onda… abbiamo trasmesso”, poi con gli anni gli annunci si sono diradati. Ma noi dovevamo essere sempre pronte».

Andavate in onda sempre in diretta e senza “gobbo” per leggere. Imparavate tutto a memoria?

«Certo. Al massimo abbassavamo gli occhi un istante per leggere qualche frase sul foglietto che avevamo in mano. Non sempre era facile. Penso ai riassunti degli sceneggiati. Oppure alla rubrica “Oggi al Parlamento”. La ripetevo per impararla bene e chi mi ascoltava poteva pensare che sapessi tutto di politica…».

Però ogni tanto qualche “papera” vi scappava…

«Una volta ho annunciato una partita di calcio, Brasile-Svezia. Invece era Brasile-Scozia. Quando l’ho scoperto, ci sono rimasta malissimo. Qualche giorno dopo ho ricevuto una lettera di un telespettatore che mi ha rincuorato: “Finalmente hai dimostrato di essere umana...”. Un’altra volta indossavo un abito un po’ scollato, perché dopo dovevo andare a una festa. Niente di che, però ho pensato comunque di tirarlo un po’ su e nel frattempo mi guardavo compiaciuta perché ero proprio in ghingheri. Non mi ero resa conto di essere in onda già da un minuto e mezzo. Il giorno dopo mi chiama la collega Rosanna Vaudetti: “I miei bambini mi hanno detto che ieri sera giocavi a coprirti i tuoi palloncini…”».

Cosa pensa della decisione della Rai di “pensionarvi”?

«Penso sia stato un errore. Va bene, c’è Internet che ti informa su tutto. Ma in molti piccoli paesi la Rete non arriva. E poi tante persone anziane non la usano. Un errore che si somma a un altro fatto in precedenza: aver trasformato le ultime “signorine buonasera” in indossatrici. Noi eravamo inquadrate sempre in mezzobusto e guardavamo negli occhi lo spettatore, che così si concentrava su quello che dicevamo. Io invece quando vedevo l’ultima “signorina buonasera”, la mia amica Claudia Andreatti, pensavo: “Che belle scarpe che porta, domani le chiedo dove le ha comprate”».

Ricorda il suo ultimo annuncio?

«No, perché dopo ho continuato a lavorare e continuo a farlo anche ora. Per me l’ultimo annuncio è quello di domani. Uno posso farlo adesso: con la Vaudetti abbiamo preparato un programma. Si intitola Non si preoccupi, ci pensiamo noi. L’idea è che le signorine buonasera possano dare una mano a risolvere i problemi dei telespettatori. Non posso dire di più».

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